Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 04 ottobre 2004

Dal peso della legge alla grazia dell'amore

Oggi la liturgia è un inno alla fede, alla gratuità, alla libertà dello spirito per dirla con san Francesco, che oggi festeggiamo, è un " cantico delle creature", in particolare dei piccoli, dei poveri, degli umili che vogliono dire a Dio tutta la loro gratitudine per aver rivelato in Gesù il suo Volto misericordioso. Nel brano alla lettera ai Galati Paolo risponde ad alcuni giudaizzanti che erano arrivati a dire ai fedeli della Galazia che non si potevano salvare senza praticare la circoncisione, collocandosi così sotto il giogo della Legge. Egli afferma con forza che ciò che conta è : "essere nuova creatura". L'uomo, infatti, morto a causa del peccato, non può salvarsi da solo; la legge, pur necessaria perché, come i cartelli stradali ci indica ciò che dobbiamo fare per non sbagliare strada, non ci dona però la capacità di non smarrirci. Infatti, pur guardando i segnali che indicano la via per giungere alla meta, possiamo o per distrazione o volontariamente deviare per altre vie e perderci.
Avviene così per il peccato, sappiamo che è un male ma non abbiamo la capacità di evitarlo: "sono uno sventurato – dirà san Paolo – chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!", sì, è la croce di Cristo la nostra salvezza; di questo dobbiamo vantarci: di avere uno Sposo che guida per noi la nostra vita sulla strada della salvezza, abbracciati a Lui possiamo ogni giorno giungere senza sentire il peso della guida, giungere all'incontro amoroso con la volontà del Padre, scopo del nostro vivere.
Questo dono è per tutti, a quanti lo cercano con cuore sincero è data la grazia di vivere l'amore, il perdono; è questo il cuore della legge, che Gesù è venuto a vivere e a donarci già compiuto. Quanti uomini e donne nel corso della storia, pur non essendo cristiani hanno donato la vita per la pace e la giustizia, Gandhi per esempio; o quanti hanno portato e portano ancora oggi le cicatrici di torture, persecuzioni sofferte per la causa della libertà; "Dio non è neppure lontano dagli altri che cercano il dio ignoto nei fantasmi e negli idoli, perché Egli dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa, e come Salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino" (LG. 2,11). Quale orizzonte infinito, luminoso e pieno di speranza ci aprono queste parole del Concilio Vaticano II! L'amore universale che sgorga dal cuore della Chiesa nostra Madre è l'unico nostro vanto, l'unica Verità.
Anche il Vangelo è un inno di lode e di gioia che Gesù rivolge con tenerezza al Padre per il progetto d'amore che ha su ogni uomo, in particolare per i piccoli, i poveri che non necessariamente sono coloro che non hanno beni terreni; il piccolo è colui che si fida della bontà del Padre e si lascia condurre da Lui con mitezza e umiltà e che, conformando il proprio modo di pensare a quello di Dio, impara a vivere "alla grande", in comunione con la Trinità. Noi spesso crediamo il contrario che cioè la persona matura deve poggiarsi solo su se stesso, deve essere uno che ci "sa fare", senza aver bisogno di nessuno. Beati noi se invece di "spiattellare" a Dio tutta la nostra sapienza su come devono andare le cose, cominciamo a dire a Dio tutto ciò che non sappiamo, per potere avere in eredità la sua stessa sapienza.
Tutti i regni dei potenti della terra sono sempre miseramente finiti. L'unico regno che nessuno hai mai potuto distruggere è il Regno di Dio che avanza nella storia con i passi silenziosi degli umili e che in sé porta il germe dell'eternità. Se oggi, dunque, ci ritroviamo oppressi dal fardello della legge del nostro " da fare", se siamo oppressi dai nostri e altrui peccati, incapaci di togliere di dosso tutto ciò che non ci permette di essere felici, Gesù ci invita a credere che Lui è vicino a noi, pronto, ad ogni nostra invocazione, a prendere su di sé il giogo che ci opprime e a portarlo Lui con noi, per renderlo dolce e leggero con la forza del suo amore.
Giubiliamo dunque anche noi oggi, perché vivere come Gesù nella mitezza e umiltà è entrare nella vera libertà, nel vero riposo. "Il suo giogo non ti opprime il collo, ma ti sta sopra soltanto per mantenere la disciplina, persuaderti a camminare armoniosamente, guidarti alla via regale" (San Giovanni Crisostomo, omelia sul Vangelo di Matteo).


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano diceva: «Fuggite l'amore che ispirano le cose periture perché passa con loro e perisce con loro».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE TUTTI DEVONO RICEVERE IL NECESSARIO IN MISURA UGUALE

Sta scritto: «Veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno» (At 4,35). Con questo non vogliamo dire che si facciano preferenze di persone - non sia mai! - ma che si tenga conto delle infermità dei singoli; così chi ha minori esigenze ringrazi Dio e non stia di malumore; chi invece ha maggiori necessità si umili per la sua debolezza e non si insuperbisca per l'attenzione che gli viene usata; e così tutte le membra saranno in pace. Soprattutto non compaia per nessuna ragione, in alcuna parola o altro gesto, il male della mormorazione. E se qualcuno sarà trovato colpevole di questo, sia sottoposto a una punizione molto rigorosa.


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