preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Portare dei bambini da un rabbi perché imponesse loro le mani doveva essere una prassi comune nel mondo ebraico, benché non ricordi casi analoghi nella letteratura rabbinica. Non era il rabbi a benedire: imponendo le mani sui bambini, egli "pregava", cioè invocava su di essi la benedizione del cielo. Non si capisce bene, perciò, per quale motivo, i discepoli rimproverassero questi bambini, se non per il pregiudizio di adulti che, trattando i bambini dall'alto in basso, non volevano che Gesù stesse a perdere il suo tempo con loro.
Nonostante che Matteo non riproduca il detto di Mc 10, 15 ("accogliere il Regno di Dio come un bambino"), considerandolo forse un doppione di 18, 3, questo essere "come bambini" o "simili" (toioûtoi) a loro, sembra includere anche altre categorie di persone che si possono paragonare ai bambini. Fra queste, possiamo certamente annoverare gli "eunuchi per il regno", di cui si è fatta parola appena prima, così che il discorso sul matrimonio, celibato e bambini appare un tutto continuo.
Senza che si debbano spiritualizzare delle dure esigenze, appare chiara l'analogia fra l'annunzio che "di quelli simili a loro è il regno dei cieli", e le Beatitudini secondo Matteo: "Beati i poveri in spirito, perché loro è il regno dei cieli" (5, 3, con tutto quello che segue: beati i miti, gli afflitti, i puri di cuore, ecc.). La benedizione dei bambini si tramuta dunque in una beatitudine dei bambini, e di quelli che vivono in condizioni di povertà paragonabili alla loro. Chi vive il matrimonio nel regime messianico dell'indissolubilità, così come chi si è fatto eunuco per il regno, partecipa di questa beatitudine, che è una beatitudine di mitezza, di misericordia, di purezza di cuore e di pace. Se poi la nostra divisione in pericopi non è artificiosa, ma ha qualche fondamento, può essere illuminante notare che a questo brano corrisponde, in Mt 20, 24-28, l'istruzione su chi è il più grande fra gli apostoli: il più grande è quello che si fa più piccolo di tutti.
(da A. MELLO, Evangelo secondo Matteo, Qiqajon 1995, 339-340)
«Gli anziani dicevano: "Ad ogni pensiero che ti assale chiedi: "Sei dei nostri o vieni dall'Avversario?". Te lo dirà certamente!"».
L'UMILTÀ Quanto poi alla volontà propria, dalla Scrittura ci viene proibito di compierla quando dice: «Non seguire le tue voglie» (Sir 18,30); e similmente nel Padre Nostro preghiamo Dio che si faccia in noi la sua volontà. A ragione dunque ci viene insegnato di non compiere la nostra volontà, se evitiamo l'inganno di cui parla la Scrittura santa quando dice: «Ci sono delle vie che all'uomo sembrano diritte, ma che invece sboccano nel profondo dell'inferno» (Pr 16,25); e similmente ci guardiamo da ciò che si dice dei negligenti: «Sono corrotti e sono diventati abominevoli nelle loro voglie» (Sal 13,1 Volg.). Quanto infine ai desideri della carne, crediamo ugualmente che Dio ci è sempre presente, secondo ciò che dice il profeta: «Signore, davanti a te è ogni mio desiderio» (Sal 37,10). Guardiamoci dunque dai cattivi desideri, perché la morte è posta sulla soglia del piacere; perciò la Scrittura raccomanda: «Non andar dietro alle tue concupiscenze» (Sir 28,30).
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