preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù ha già posto in modo chiaro le condizioni per essere suoi veri discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Rinnegare se stessi, prendere la croce e seguire Cristo comporta una grande fatica perché una grande distanza ci separa da Lui. Rifiutare le scelte già desiderate e compiute, rialzarsi da certi bassifondi per tornare nella Casa paterna è un'impresa che sempre supera le forze umane. Occorre che qualcuno prenda su di se il peso del nostro peccato, ci indichi la via e ci convinca che ad attenderci non c'è un padrone infuriato per le nostre malefatte, ma un Padre pronto ad accoglierci tra le sua braccia. Ecco perché Gesù ci guarda e ci trova affaticati e oppressi. Ecco perché ci invita a venire a Lui per trovare ristoro. I pesi che gravano sulle nostre deboli spalle e sul nostro cuore infranto, non ci consentirebbero di muoverci di un centimetro se Cristo non prendesse su di se tutto il carico e non ci precedesse sulla via del Calvario, la stesso che tutti siamo chiamati a percorrere per tornare nell'ambito dell'amore e godere della festa che ci è stata preparata. Il ristoro delle nostre anime è la grazia che Dio ci dona e Cristo ha meritato per noi con il suo sacrificio. Egli ha dato valore alla sofferenza, ha dato valore alla passione, al calvario, alla morte. Li ha fatti diventare motivo di salvezza e di ristoro per le nostre anime. Ha vinto l'assurdo del male e della sofferenza perché con il male spinto alle sue estreme conseguenze, fino alla condanna ingiusta dell'Innocente, ha redento il mondo, ci ha riconciliati con il Padre. L'unica irrinunciabile condizione che Egli pone è che si vada a Lui. "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla". Il nulla è l'affanno della vita, i pesi sempre più gravosi, la presunzione di salvarsi da soli, l'immergersi nel tunnel del male senza speranza di uscirne. Gesù proclama di essere la Luce del mondo ed offre una preziosa garanzia: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Che non ci capiti di meritare l'accusa che l'evangelista Giovanni deve muovere già nel suo Prologo al Vangelo: "Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto".
Ad un Abba chiesero: cosa è la rabbia? E lui rispose: è una punizione che noi diamo a noi stessi per l'errore di qualcun altro.
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE L'abate pertanto non deve insegnare né stabilire né ordinare nulla che sia contrario - ciò non sia mai! - alla legge del Signore; ma i suoi comandi e i suoi insegnamenti infondano nell'animo dei discepoli un fermento della giustizia divina. Ricordi sempre l'abate che tanto della sua dottrina quanto dell'obbedienza dei discepoli, di tutte e due le cose si farà un esame rigoroso nel tremendo giudizio di Dio.
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