Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 16 febbraio 2004

I segni dal Cielo.

Sono in molti ad essere convinti che si Dio mostrasse la sua potenza e la sua presenza con segni e prodigi grandiosi e visibili, tutti crederebbero in Lui. La storia ci dimostra esattamente il contrario. Sin dal principio l'Onnipotente si è rivelato all'uomo in tutto il suo amore, in tutta la sua infinita grandezza. Dal nulla ha creato l'universo. Ha fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza. Ha mandato tra noi il suo Figlio unigenito, che ha compiuti segni e prodigi di ogni genere. Ha dato al mondo il segno più grande con la sua risurrezione. Ci garantisce ancora la sua presenza rinnovando sugli altari del mondo il suo perenne sacrificio. Eppure molti non credono, anzi lo rinnegano. Dinanzi all'ottusità e alla cattiveria umana non c'è segno che tenga. Per chi seguita a valer vedere solo con l'occhio della carne, rimangono sempre oscure ed invisibili le cose di Dio. Lo stesso creato con le sua meraviglie non parla più di Dio. Diventa una "cosa" nella sua ordinarietà e banalità. La ragione umana, anche la più illuminata non è mai in grado di sostituire la fede. occorre, per vedere i segni di Dio una luce speciale che solo Lui sa donarci. Così illuminati, ci accorgiamo, senza ombra di dubbio, che il Padre nostro che è nei cieli, continuamente si rende presente e visibile alle sue creature. La stessa somiglianza, di cui Egli ci ha dotato, di Lui ci parla. La stessa natura, con le sue meraviglie, a Lui ci conduce. Arriveremmo a dire anche noi con il poeta: "Dovunque il guardo giro immenso Dio ti vedo".


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Un anziano disse: "Se vedi uno cadere e puoi aiutarlo, tendigli il tuo bastone e fallo risalire. Ma se non puoi tirarlo su, lasciagli il tuo bastone e non perderti anche tu insieme a lui. Se gli dai la mano e non puoi trarlo su, sarà lui a trascinarti in basso e morirete tutti e due". Questo diceva per quelli che vogliono aiutare gli altri, al di là delle loro possibilità».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il quarto gradino dell'umiltà si sale quando nell'esercizio della stessa obbedienza, anche incontrando durezze e difficoltà e persino ricevendo delle ingiurie, si abbraccia nel silenzio del proprio cuore la pazienza, e sopportando tutto, non si viene meno né si indietreggia, perché la Scrittura dice: «Chi persevererà sino alla fine sarà salvato» (Mt 10,22); e ancora: «Si rinfranchi il tuo cuore e sopporta la prova del Signore» (Sal 26,14 Volg.). E per mostrare che il fedele deve sostenere per il Signore anche tutte le contrarietà possibili, la Scrittura dice nella persona di quelli che soffrono: «Per te ogni giorno siamo messi a morte, stimati come pecore da macello» (Sal 43,23); e, certi della speranza della ricompensa divina, essi proseguono con gioia: «Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati» (Rm 8,37). Così pure in un altro passo la Scrittura dice: «Dio, tu ci hai messi alla prova; ci hai passati al crogiuolo come l'argento. Ci hai fatti cadere in un agguato, hai messo un peso ai nostri fianchi» (Sal 65,10-11). E per indicare che dobbiamo sottostare a un superiore, prosegue: «Hai posto un uomo sulle nostre teste» (Sal 65,12).


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