Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 11 novembre 2003

Siamo servi inutili!

Gesù, il Figlio di Dio, si è umiliato nella carne, si è fatto nostro servitore, ha lavato i piedi ai suoi apostoli, ha testimoniato per noi una amore senza limiti accettando la passione e la morte: tutto questo lo ha fatto solo per noi, per farci sedere di nuovo alla mensa di Dio e renderci di nuovo suoi commensali.Non possiamo e non dobbiamo però pretendere alcunché dal Signore perché il suo amore è un dono gratuito. S. Paolo ci ricorda che è già difficile trovare qualcuno che sia disposto a dare la vita per una persona dabbene, Gesù però ci amati mentre eravamo peccatori e nemici di Dio, ci ha fatti oggetto di un amore misericordioso, di un amore cioè che gratuitamente perdona. Nessuna azione umana, per quanto santa e meritoria, può quindi compensare adeguatamente quell'amore infinito, ed è per questo che anche quando abbiamo fatto tutto quello che ci è stato ordinato dobbiamo concludere di essere servi inutili. Soltanto la bontà divina e la sua grazia interverranno a rendere meritorie le nostre azioni, perché lo stesso Signore ci garantisce che essere suoi servi significa poi regnare con lui.


Nell'Ordine Benedettino - San Martino - Festa.
Le letture proprie.

Is. 61, 1-3; Ps 111; Mt 25,31-40

Il santo di oggi
Il vangelo di oggi, oltre che ricordarci che saremo giudicati sull'amore a Dio e al nostro prossimo, ci parla del Santo che celebriamo, ne riassume in modo essenziale la vita. La liturgia della parola lo annovera tra coloro che hanno saputo riconoscere Cristo nei poveri e nei sofferenti. Sicuramente egli è tra coloro ai quali il Signore ha rivolto l'invito finale: «Venite, benedetti dal Padre mio». S. Martino con la sua carità operosa ha ricevuto in eredità il Regno preparato per lui fin dalla fondazione del mondo, è stato annoverato nella schiera dei beati..
Lo stesso Cristo gli ha poi scandito le motivazioni del premio finale: «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi».
Esulterà di gioia indicibile Martino, nel ricordare che con il suo mantello ha avuto l'onore,non solo di coprire i riscaldare un povero infreddolito, incontrato nelle strade del mondo, ma di aver ricoperto di amore e dato calore al corpo stesso di Cristo, che si nascondeva sotto le spoglie di quel povero. È la sorte che toccherà anche a noi se sapremo con la stessa fede, con la stessa generosità riconoscere Cristo negli ultimi e nei poveri e soccorrerli dando loro qualcosa di nostro. Viene da pensare quanto grande è la generosità di Dio verso di noi: noi diamo a Lui le povere cose del mondo, un po' di cibo o di bevanda, un mantello, una visita,.un soccorso e Lui ci ripaga con un premio eterno. Dovremmo, anche per convenienza, aprire il nostro cuore all'amore fraterno nella ferma convinzione che aprendoci al nostro prossimo facciamo spazio a Dio. Egli ci ripete: «In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». Non ci mancano certo le occasioni di incontrare e soccorrere i poveri: occorre solo aprire occhi e cuore, poi anche le nostre mani si muoveranno.

Apoftegmi - Detti dei Padri

l'Abba Pastor raccontò che l'Abba Ammone aveva detto: C'è un uomo che per tutta la vita porta con sé una scure, ma non riesce ad abbattere un albero; ce n'è un altro che è abituato a tagliare alberi e con pochi colpi abbatte l'albero.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME DEVONO ESSERE ACCOLTI GLI OSPITI

Una volta ricevuti dunque, gli ospiti siano condotti alla preghiera; dopo, sieda con loro il superiore o un fratello da lui incaricato. Si legga in presenza dell'ospite la Parola di Dio per edificarlo; e poi gli venga usata ogni attenzione. Il superiore per riguardo all'ospite rompa pure il digiuno, a meno che non sia un giorno speciale di digiuno che non si può violare; i fratelli invece proseguano la consueta osservanza del digiuno.


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