preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
L'episodio della guarigione miracolosa di Gesù del cieco è molto bella ed entusiasmate; è disegnata col pennello rapido e colorato di San Marco che con pochi tratti ci presenta una scena rapida e quasi concitata. Spicca la figura di questo cieco che si muove, parla, urla, salta con un dinamismo impressionante. La sua menomazione non lo relega in angolo; anzi quasi urla, vuole essere ascoltato contro chi lo voleva zittire per forza: ed egli ecco che urla ancora più forte, quasi per rivendicare i suoi diritti, quasi ad estorcere l'attenzione di Gesù.
Il suo atteggiamento, di sfida verso gli altri, cambia verso Gesù. Chiede pietà, sa di trovarsi di fronte al Figlio di Davide, all'atteso dai profeti. Poi chiamato, balza subito in piedi, butta via d'impulso il mantello e chiede subito il miracolo a Gesù in modo molto diretto e preciso: «che io abbia la vista». Una volta ottenuta la guarigione si mette al seguito di Gesù. La vista riavuta è determinante per lui, il mantello che ha buttato perché d'intralcio ora non gli servirà più: ha finito di mendicare perché l'incontro con Gesù gli ha cambiato la vita. Ci ricorda la suocera di San Pietro che, guarita miracolosamente, si pone subito al servizio degli altri. L'episodio si sviluppa proprio attorno alla figura di questo cieco ma ruota attorno alla frase «La tua fede ti ha salvato». E' questo è il vero perno che muove le figure che gli ruotano attorno. Non è un muoversi ed affannarsi inutile ma trova tutto il suo significato nell'intervento di Gesù. La sua figura è immobile, quasi in contrapposizione a quella del cieco ed è di poche parole. Non compie gesti, a differenza della platealità del cieco; sembra quasi sussurrare di fronte alle grida del cieco e della folla. Non è estraneo, però alla vicenda, si intrattiene con il cieco non perché questi grida ma perché ne conosce la fede e la vuole rendere più salda e certa. In Gesù troviamo quindi il vero fulcro dell'episodio e nel suo intervento che è intervento di Dio nella vita del cieco e nella nostra vita. La fede che salva è la base della vita cristiana che si muove a servizio degli altri.
Abba Isaia disse: "La sapienza non consiste nel parlare; la sapienza sta nel sapere in quale momento parlare.
COME DEVONO FARE LA SODDISFAZIONE GLI SCOMUNICATI E allora, se l'abate lo permetterà, sia riammesso in coro al suo posto o a quello che l'abate avrà indicato; ma a patto che non ardisca recitare da solo salmo o lettura o altro nell'oratorio, se non ad un nuovo ordine dell'abate. E a tutte le Ore, mentre sta per terminare l'Opus Dei, si prostri a terra nel posto dove si trova; e così continui a fare la soddisfazione finché l'abate di nuovo non gli comanderà di mettervi fine. Chi invece per colpe leggere è scomunicato solo dalla mensa, faccia la soddisfazione nell'oratorio, prolungandola secondo l'ordine dell'abate, finché egli dia la benedizione e dica: «Basta così!».
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