preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Una donna, tra le tante, che seguivano il Cristo, incantata alla sua predicazione e ammirata dei suoi miracoli, con spontaneità e semplicità autenticamente muliebre e materna proclama beata la mamma di Gesù per aver un tale figlio. E' la risonanza della beatitudine pronunciata da Elisabetta nel giorno del Magnificat, quando inneggiò nella fede: "Benedetto il frutto del seno tuo", alla luce del quale Maria previde: "Tutte le generazioni mi chiameranno beata". Gesù non lasciò inosservato l'elogio della donna per sua madre, anzi prese la palla al balzo per intesservi un insegnamento ben più profondo: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano". La risposta di Gesù sembra a prima vista una diminuzione della dignità e del privilegio unico di Maria SS.ma., ma non è così. Maria ha fatto entrambe le cose: ha dato al mondo il Figlio di Dio nella sua umanità e nella adesione completa alla Parola di Dio ha come composto con lui un unico principio operativo, un'unica missione. La grandezza di Maria prima di poggiare sulla maternità fisica del Figlio di Dio, si rispecchia nella sua fede e completo abbandono al progetto divino. Prima ancora di generare Cristo nel suo seno, lo ha generato in sé nell'ordine spirituale, quando ha unito la sua volontà in modo indissolubile a quella di Dio. Ben a ragione ha interpretato S.Elisabetta, quando pronunciò: "Beata colei che ha creduto". Come Maria "avanzò nella peregrinazione della fede", così anche noi, mettendoci alla sua scuola e seguendone l'esempio, avanziamo nella fede, migliorandone la conoscenza e approfondendone il significato. Dirà S.Paolo: "Il giusto vive di fede".
Alcuni fratelli vollero vedere l'abba Antonio. Salirono su una barca, e li trovarono un anziano che anche lui voleva andare da Antonio, ma i fratelli non ne sapevano niente. Seduti sulla barca conversavano sui detti dei padri, sulle Scritture e sui loro lavori manuali. L'anziano invece stava in silenzio. Giunti al porto, si accorsero che anche l'anziano andava dall'abate. Arrivati da Antonio, questi disse: «Avete trovato un buon compagno di strada in questo anziano!». E al vecchio: «E tu ti sei trovato con dei buoni fratelli, Padre!». L'anziano rispose: d'accordo, ma la loro casa non ha porte: entra chi vuole nella stalla e slega l'asino!». Parlava così perché i fratelli dicevano tutto quello che passava loro per la testa.
IL LETTORE DI SETTIMANA Alla mensa dei fratelli mentre mangiano non deve mai mancare la lettura; ma non sia uno a caso che prenda un libro e si metta a leggere, bensì vi sia un lettore stabilito per tutta la settimana, che entra in servizio la domenica. Egli, iniziando il turno di lettura, dopo la Messa e la comunione, si raccomandi alla preghiera di tutti, perché Dio tenga lontano da lui lo spirito di superbia. Il lettore intoni nell'oratorio questo versetto, che venga poi ripetuto da tutti per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); e, ricevuta la benedizione, entri nell'ufficio di lettore.
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