Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 09 ottobre 2003

Pregare incessantemente

La parabola dell'amico importuno, esclusiva di Luca, che viene a bussare a mezzanotte, quando tutta la famiglia nel monolocale dell'abitazione giudaica è al culmine del sonno, e ottiene i tre pani che cercava, sta a dimostrare la certezza della disponibilità di Dio ad esaudire le nostre giuste richieste, anche se nei suoi confronti non siamo che poveri accattoni. Dio è anzitutto un padre, di cui i padri terreni non sono che una sbiadita immagine. Se un normale padre alle grida di un bambino per un pane non risponde dandogli un sasso, tanto più il nostro padre celeste darà il meglio di sé; non solo ciò che sazia il corpo, ma ciò che più conta: i beni dello spirito, il suo Santo Spirito, la partecipazione nella sua vita divina.
Per questi beni, che vanno ben al di là di quanto noi possiamo umanamente concepire e desiderare, è più che ragionevole che insistiamo nella preghiera, fiduciosa insistente e perseverante, senza mai stancarsi. Sono beni a noi non dovuti, superiori alle nostre aspettative e possibilità. La vita eterna beata è fra questi ed essa, dice S.Agostino, deve essere chiesta incessantemente, con estenuante preghiera. Bella lezione, questa, per noi moderni che pretendiamo di avere tutto e subito.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano diceva: «Non far mai nulla senza pregare e non avrai rimpianti».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI INFERMI

Per gli infermi ci sia un locale a parte destinato a tale scopo e un fratello infermiere pieno di timor di Dio, diligente e premuroso. L'uso dei bagni agli infermi si conceda ogni volta che è necessario; ai sani invece, specialmente ai più giovani, si permetta più di rado. Ai fratelli molto malati e ai più deboli si conceda anche di mangiare carne per rimettersi in forze; ma appena si siano ristabiliti, tutti si astengano dalle carni, come di consueto. Quindi l'abate abbia sommamente a cuore che gli infermi non siano trascurati dal cellerario o dagli assistenti; è responsabile lui di ogni mancanza dei discepoli.


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