Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Sabato 27 settembre 2003

Tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva

Ancora la meraviglia è il sentimento che prevale la pagina evangelica odierna. Gesù opera miracoli e prodigi sulle strade della Palestina. E' naturale che questo comporti una reazione di meraviglia in tutte le persone che lo seguono e che lo cercano. E' proprio del messianismo glorioso, quale atteso dal popolo ebraico il rendersi evidenti con i miracoli. Lo stupore di questi discepoli non è quindi proprio la meraviglia di chi contempla un Mistero infinito quale porta la figura di Gesù. Lo stupore dei magi è lo stupore di chi vede il Dio in una mangiatoia. La persona di Gesù, vero uomo e vero Dio, genera sempre stupore e meraviglia. Ogni opera di Dio non è del tutto comprensibile per la nostra mente umana. La risposta di Gesù, nel preannunciare la sua Passione è la sua volontà di far penetrare il cuore dei suoi discepoli proprio in questo Mistero con la meraviglia e la contemplazione. Ora, nella completezza della Rivelazione possiamo meglio afferrare questo passaggio e restare meravigliati da Gesù sì, ma alla luce della sua Passione e Resurrezione. Il messaggio del Vangelo odierno è quindi proprio il richiamo forte a questo evento come segno del Mistero di Amore di Dio che si realizza trasformando in potenza d'amore il risultato dell'odio e dell'incomprensione dell'uomo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'abate Giovanni ha detto: «Questa parola è scritta nel Vangelo: "Quando Gesù chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro, le sue mani e i suoi piedi erano legati e il suo viso cinto da un lino; Gesù lo sciolse e lo congedò. Noi dunque abbiamo le mani e i piedi legati e il nostro viso è stato coperto con un lino dalle mani del nemico? Se dunque ascoltiamo Gesù, Egli ci slegherà da tutto questo e ci libererà dalla schiavitù di tutti questi cattivi pensieri. Saremo allora figli del Signore, riceveremo le promesse in eredità e saremo figli del Regno Eterno».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

SE I FRATELLI USCITI DAL MONASTERO DEVONO ESSERE ACCETTATI DI NUOVO

Se un fratello, che per propria colpa ha lasciato il (o è stato espulso dal) monastero, vorrà rientrare, prima prometta di emendarsi totalmente del difetto per cui è uscito; e allora sia accettato, ma all'ultimo posto per provare così la sua umiltà. Se poi uscirà di nuovo, potrà essere riammesso alle stesse condizioni fino alla terza volta; ma sappia che in seguito gli sarà negata ogni possibilità di ritorno.


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