Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Venerdì 08 agosto 2003

“Perdere” è “trovare” se si perde per Lui…

Tanti sono i volti di Dio, con tante voci Egli parla. E' importante per noi avere un rapporto con lui, un rapporto personale, tu per tu. Nella prima lettura, dell'Antico Testamento, Mosè insiste proprio su questo fatto. Dio è andato a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie. E tante volte questo popolo santo si è voltato contro Dio. Sa però che per rimanere in con Lui, con Dio, in questa relazione d'amore, deve rinunciare ai propri capricci, ascoltare la sua voce e conformarsi alle istruzioni divine che indicano la giusta via della fedeltà. Con la venuta di Gesù, l'aspetto personale della nostra relazione con Dio è diventato ancora più evidente, più forte, più intimo. Invece del tuono del Sinai, che faceva udire la voce di Dio, abbiamo un contatto personale con il Figlio di Dio fatto uomo come noi, fratello nostro. Il suo amore per noi si è manifestato in modo ancor più generoso, non soltanto con segni e prodigi, ma pagando di persona, fino a stancarsi, a soffrire, a morire. Ma anche noi dobbiamo darci da fare. Non si rimane con lui senza una collaborazione… Che cosa dobbiamo fare? Gesù ce lo dice apertamente: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso… ». Dobbiamo rinunciare radicalmente al nostro egoismo, non mettere più il nostro IO al centro di tutto. Dobbiamo saper perdere, e non una volta sola, saper perdere, per amore, per Lui. Se vogliamo salvare la nostra vita, la perderemo. Sa la perdiamo per lui, la troveremo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un fratello ha detto ad un anziano: «Io non vedo lotte nel mio cuore». L'anziano gli rispose: «Tu sei un edificio aperto da tutti i lati. Chiunque entra da te e ne esce a proprio piacimento. E tu, tu non sai ciò che accade. Se tu avessi una porta, se tu la chiudessi ed impedissi ai cattivi pensieri di entrare, allora li vedresti fermi all'esterno e combattere contro di te».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI

E difatti parlare e insegnare è compito del maestro, tacere e ascoltare è dovere del discepolo. Quindi, se si deve chiedere qualcosa al superiore, lo si faccia con tutta umiltà e sommo rispetto, in modo da non parlare più di quanto sia conveniente. Quanto poi alle volgarità, alle parole inutili o alle buffonerie, le escludiamo nel modo più assoluto da tutto l'ambito del monastero e non permettiamo che il discepolo apra la bocca a tali discorsi.


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