Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 22 giugno 2003

La sua e la nostra storia nell'unico sacrificio.

Quanto noi celebriamo in ogni Messa, perpetuando nel tempo il memoriale della passione, morte risurrezione del Signore, oggi assume una particolare solennità. In tutto il mondo cattolico Gesù eucaristia viene trionfalmente e devotamente portato in processione dalle chiese alle vie delle città e dei paesi. Ciò assume il chiaro significato di voler meglio fondere la storia di Cristo con quella degli uomini immergendolo nelle nostre vie per poi calarlo nei nostri cuori e in tutta la nostra esistenza. Si vuole così rinnovare e rinvigorire la nuova ed eterna alleanza fra Dio e l'uomo, sancita dal Redentore. L'effetto sperato è quello di poterci indurre ad una vita nuova in Lui, sempre meglio conformata alla sua dottrina e al suo Vangelo. Questa speranza è resa possibile dall'eterno sacrificio del Figlio di Dio, da quella prima cena che incessantemente celebriamo sugli altari del mondo. Potrà diventare certezza se sapremo fondere in UNO il sacrificio di Cristo con quelli che quotidianamente soffriamo noi nel nostro pellegrinaggio terreno. La solenne celebrazione d'oggi, la comune proclamazione nella fede della presenza viva tra noi del Figlio di Dio, incarnato nel seno della Vergine Maria e poi perennemente sugli altari del mondo, mira proprio a renderci consapevoli del mirabile innesto che egli ha operato tra la nostra e la sua natura, tra la sua e la nostra storia. "Io sono la vite e voi i tralci", ha detto il Signore. Ha affermato di voler prendere fissa dimora presso di noi, inabitare in noi e renderci templi sacri dello Spirito. Solo così ci sarà consentito di comprendere, nel modo migliore possibile, il valore del dolore offerto per amore, del valore della nostra esistenza offerta come una grande e solenne celebrazione che a Cristo ci riconduce e con lui, ci offre la garanzia della vittoria e della risurrezione finale. Questo significa mangiare la pasqua ed essere veramente partecipi della cena del Signore. Così non solo riceviamo l'eucaristia, ma possiamo avere il privilegio di diventare anche noi eucaristia, offerta, espiazione e risurrezione. Non ci deve stupire che agli occhi della carne ci sia offerta soltanto una piccola ostia; noi credenti sappiamo che è il segno piccolissimo dell'infima umiliazione di Dio e del suo Figlio prediletto, è il segno di un amore senza limiti, è ormai per sempre il più efficace ammonimento a tutte le forme d'umana presunzione.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Il padre disse: "Non giudicare il fornicatore se sei continente perché tu trasgredisci altrettanto la legge. Infatti colui che ha detto: non fornicare, ha detto anche: non giudicare".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI MANDATI IN VIAGGIO

I fratelli che devono essere mandati in viaggio si raccomandino alle preghiere di tutti i monaci e dell'abate; e all'ultima orazione dell'Ufficio divino si faccia sempre memoria di tutti gli assenti. I fratelli che rientrano da un viaggio, il giorno stesso del loro ritorno, a tutte le Ore canoniche, mentre sta per terminare l'Opus Dei, si prostrino a terra nell'oratorio, e chiedano la preghiera di tutti, per le mancanze che possono aver commesse eventualmente in viaggio col vedere o ascoltare cose non buone o col trattenersi in discorsi oziosi.


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