Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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San Roberto, Alberico e Stefano

26 Gennaio
Abati Cistercensi

BIOGRAFIA

San Roberto

La nascita di Roberto avvenne con tutta probabilità tra gli anni 1028-1029. Ancora adolescente entrò nell'abbazia di S. Pietro di Celle, dove nel 1050 ca. fu nominato priore claustrale. Stimato per la santità della vita, probabilmente dopo il 1068, i monaci di S. Michele di Tonnerre lo vollero loro abate, ma egli li lasciò presto perché riluttanti ai suoi tentativi di riforma. Nel 1073 fu richiesto dai monaci di S. Aigulfo, che erano rimasti senza priore. Con lui la fondazione dell'abbazia di Molesme avvenne alla fine del 1075. Grandissima fu la sua devozione alla Madonna. Spirò nel 1111, nella serenità del Signore, dopo tante fatiche e lotte per un ideale di santità monastica che avrà il suo trionfo in Cistercium, ma che lui, il fondatore, non poté vedere.
L'Abate Roberto era assecondato da alcuni fedeli animati da vero zelo, tra i quali S. Alberico (+1108) che nominò priore claustrale e, a sua volta, fiancheggiato dal monaco inglese S. Stefano Harding (+1134). Tutti due furono i suoi seguaci nella guida di tanti monasteri e trascurarono tante difficoltà insieme.

MARTIROLOGIO

A Cîteaux in Burgundia, nell'odierna Francia, santo Stefano Harding, abate: giunto da Molesme insieme ad altri monaci, resse questo celebre cenobio, istituendovi i fratelli laici e accogliendo in esso il famoso Bernardo con trenta suoi compagni; fondò dodici monasteri, che vincolò tra loro con la Carta della Carità, affinché non esistesse tra i monaci discordia alcuna e tutti vivessero sotto il medesimo dettame della carità, sotto la stessa regola e secondo consuetudini simili.

DAGLI SCRITTI...

Santi Cistercensi

Dal «Discorso sull'amore di Dio» di sant'Elredo, abate.
Signore Gesù, quanta soavità si trova nell'amarti, e insieme con la soavità quanta tranquillità e con la tranquillità quanta sicurezza! Chi sceglie di amarti non resta deluso poiché niente si pub amare meglio e più fruttuosamente di te; e questa speranza non viene mai meno. Non si deve temere di eccedere nella misura, poiché nell'amarti non e prescritta nessuna misura. Non c'è da paventare la morte, che rapisce le amicizie del mondo, poiché la vita non può morire. Nell'amarti non si deve temere di ricevere qualche offesa, poiché non ce ne sono, se non si desidera che l'amore. Non s'insinua il minimo sospetto, poiché tu giudichi in base alla testimonianza della coscienza che ama. Questa e la soavità che esclude il timore. Qui e la pace che placa l'ira. Qui e la sicurezza, che disprezza il mondo.
Se senti tutto questo, anima mia, sii come un vaso infranto fino a che, abbandonata te stessa e tutta passata in Dio, tu non sappia più vivere e morire se non per colui che per te e morto e risuscitato. Chi mi concederà d'inebriarmi con questa bevanda salutare, di colmarmi l'anima di questo stupore, di assopirmi in questo soavissimo letargo, per cui più non cerchi ciò ch'è mio, ma quel che e di Gesù Cristo, amando il Signore mio Dio con tutto il cuore, con tutta 1' anima e tutte le forze, e il mio prossimo come me stesso, non cercando quanto e utile a me, ma all'altro?
O Verbo divorante, ardente di giustizia, Verbo di carità, Verbo di ogni preferenze, Verbo di dolcezza.

 

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