Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Conversione di San Paolo

25 Gennaio
Apostolo

BIOGRAFIA

Conversione di San Paolo

Uno dei più gloriosi trionfi della grazia divina è senza dubbio la conversione di S. Paolo, che la Chiesa celebra oggi con festa particolare. Era giudeo della tribù di Beniamino. Fu circonciso l'ottavo giorno dopo la sua nascita, ed ebbe il nome di Saulo. Apparteneva, come il padre, alla setta dei farisei: setta la più rigorosa, ma nello stesso tempo la più ricalcitrante alla grazia di Dio. Nemico accanito di Cristo, Paolo di Tarso, persecutore dei cristiani, diviene sulla via di Damasco l'apostolo che si lancia alla conquista del mondo pagano: tutte le nazioni dovevano imparare da lui che Gesù è il Figlio di Dio e il salvatore del mondo. Da quel momento Paolo è mutato da feroce lupo in docile agnello. La grazia di Dio opera in lui per formare il vaso di elezione, l'Apostolo delle genti per eccellenza.

MARTIROLOGIO

Festa della Conversione di san Paolo Apostolo, al quale, mentre percorreva la via di Damasco spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, Gesù in persona si manifestò glorioso lungo la strada affinché, colmo di Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle genti, patendo molto per il nome di Cristo.

DAGLI SCRITTI...

Conversione di San Paolo

Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
Paolo sopportò ogni cosa per amore il Cristo

Che cosa sia l'uomo e quanta la nobiltà dela nostra natura, di quanta forza sia capace questo essere pensante, lo mostra in un modo del tutto particolare Paolo. Ogni giorno saliva più in alto, ogni giorno sorgeva più ardente e combatteva con sempre maggior coraggio contro le difficoltà che incontrava. Alludendo a questo diceva: Dimentico il passato e sono proteso verso il futuro (cfr. Fil 3, 13). Vedendo che la morte era ormai imminente, invita tutti alla comunione di quella sua gioia dicendo: «Gioite e rallegratevi con me» (Fil 2, 18). Esulta ugualmente anche di fronte ai pericoli incombenti, alle offese e a qualsiasi ingiuria e, scrivendo ai Corinzi, dice: Sono contento delle mie infermità, degli affronti e delle persecuzioni (cfr. 2 Cor 12, 10). Aggiunge che queste sono le armi della giustizia e mostra come proprio di qui gli venga il maggior frutto, e sia vittorioso dei nemici. Battuto ovunque con verghe, colpito da ingiurie e insulti, si comporta come se celebrasse trionfi gloriosi o elevasse in alto trofei. Si vanta e ringrazia Dio, dicendo: Siano rese grazie a Dio che trionfa sempre in noi (cfr. 2 Cor 2, 14). Per questo, animato dal suo zelo di apostolo, gradiva di più l'altrui freddezza e le ingiurie che l'onore, di cui invece noi siamo così avidi. Preferiva la morte alla vita, la povertà alla ricchezza e desiderava assai di più la fatica che non il riposo. Una cosa detestava e rigettava: l'offesa a Dio, al quale per parte sua voleva piacere in ogni cosa.
Godere dell'amore di Cristo era il culmine delle sue aspirazioni e, godendo di questo suo tesoro, si sentiva più felice di tutti. Senza di esso al contrario nulla per lui significava l'amicizia dei potenti e dei principi. Preferiva essere l'ultimo di tutti, anzi un condannato, però con l'amore di Cristo, piuttosto che trovarsi fra i più grandi e i più potenti del mondo, ma privo di quel tesoro. Il più grande ed unico tormento per lui sarebbe stato perdere questo amore. Ciò sarebbe stato per lui la geenna, l'unica sola pena, il più grande e il più insopportabile dei supplizi.
Il godere dell'amore di Cristo era per lui tutto: vita, mondo, condizione angelica, presente, futuro, e ogni altro bene. All'infuori di questo, niente reputava bello, niente gioioso. Ecco perché guardava alle cose sensibili come ad erba avvizzita. Gli stessi tiranni e le rivoluzioni di popoli perdevano ogni mordente. Pensava infine che la morte, la sofferenza e mille supplizi diventassero come giochi da bambini quando si trattava di sopportarli per Cristo.(Om. 2, Panegirico di san Paolo, apostolo; PG 50, 477-480)

Nota dal messale

Paolo, scelto da Dio fin dal grembo di sua madre (cf. Gal 1, 15), incontra Cristo sulla via di Damasco e, da persecutore dei cristiani, diventa apostolo perseguitato (cf.At 9, 1-30). È la libera gratuità di Dio che lo fa passare dalla cecità alla vera luce: Cristo lo chiama, gli svela il mistero della Chiesa e lo manda come «strumento scelto» per portare il suo nome a tutte le genti (cf. At 9, 15). Questa celebrazione, entrata nel calendario romano solo dal secolo X, conclude in modo significativo l’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: infatti, «Non esiste un vero ecumenismo senza interiore conversione» (Unitatis redintegratio, 7).

Conversione di San Paolo 

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