preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
A Viterbo, santa Giacinta Marescotti, vergine del Terz'Ordine regolare di San Francesco, che, dopo quindici anni passati tra vani piaceri, abbracciò una vita durissima e istituì confraternite per l'assistenza degli anziani e per l'adorazione della santa Eucaristia.
E' nato il 13 luglio 1842 a Pruchnik, Polonia, e il 15 settembre 1867 viene ordinato sacerdote. Dopo diciott'anni di zelante e fruttuoso servizio sacerdotale nella diocesi di Przemysl, nel 1885 entra nella Congregazione Salesiana ed è discepolo di San Giovanni Bosco. Nel 1897 fonda le Congregazioni delle Suore Michelite e dei Padri Micheliti. Colmo di amore verso Dio e verso il prossimo e agendo nello spirito di "lavoro e temperanza" dedica tutta la sua vita agli orfani dimenticati e rifiutati, ai bambini poveri e alla gioventù abbandonata e trascurata moralmente. Muore il 29 gennaio 1912.
Sacerdote polacco, entrò tra i salesiani a Torino ed emise i voti perpetui nelle mani di San Giovanni Bosco. Tornato in Polonia decise di fondare la Congregazione di San Michele Arcangelo. "Tutto per Maria", motto presente nella vita di tanti santi della Chiesa, esercitò un'influenza particolare anche nell'arco di tutta la vita di Padre Bronislao Bonaventura. Dichiarato Venerabile da Giovanni Paolo II il 2 luglio 1994, il cardinale Jozef Glemp lo ha beatificato il 19 giugno 2005, dando lettura della Lettera Apostolica del papa Benedetto XVI.
Dagli "Scritti" del Beato Bronislao Markiewicz
Due pilastri della vita sociale
Il mondo sta crollando perché gli uomini hanno distrutto due pilastri della vita sociale. Nell'educazione e nella vita hanno prevalentemente posto l'accento sull'istruzione intellettuale e sulla scienza tralasciando "il lavoro e la temperanza". Invece il nostro Creatore che sa, meglio di noi, di che cosa abbiamo bisogno, ci raccomanda, pena la perdita del pane e della salvezza, di lavorare col sudore della fronte e di essere temperanti. Egli dice espressamente ai nostri progenitori nel paradiso: "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto" (Gen 3,19). Gesú Cristo nel suo Vangelo aggiunge: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24). Questo significa: "Non solo io, vostro Salvatore, devo soffrire e faticare, ma anche voi tutti, miei discepoli, se volete essere con me in paradiso, dovete soffrire e lavorare, sottomettendo il vostro intelletto, la vostra volontà e le vostre opere alle prescrizioni dei comandamenti di Dio". Dovete impegnare il vostro corpo con tutti i sensi e le inclinazioni al continuo servizio divino, combattendo e lavorando giorno e notte e per tutta la vostra vita sino alla morte per la sua gloria. "La carne, infatti, ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne" (Gal 5,17). Il lavoro e la temperanza non si acquistano facilmente. Per non cedere nella lotta occorre tenere con rigore il nostro corpo e tutte le nostre inclinazioni naturali, come un cocchiere tiene saldamente un cavallo indomato per non finire insieme nel precipizio.
Il Figlio di Dio, nella carne umana, cammina davanti a noi illuminando la nostra strada con il suo esempio, per alleggerire il peso che il Creatore ha caricato su di noi e per esortarci al rinnegamento volontario di noi stessi. Gesù lavora volentieri, e col sudore della fronte, nell'officina di San Giuseppe, sopporta con pazienza le sofferenze e le indigenze della vita quotidiana, infine muore sulla croce tra dolori atroci. Non si risparmia, non si concede niente per insegnarci in tutto come dobbiamo vivere. Lo segue da vicino sua Madre, l'Addolorata che lavora e soffre per tutta la vita. Dietro di Lei vengono le migliaia di Santi che "hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri" (Gal 5,24). Invece oggi nell'intero globo terrestre e, purtroppo, anche tra le Nazioni cristiane, sembra risuonare questo imperativo: "Cerchiamo di godere al massimo la vita in questa terra e di lavorare al minimo". Il denaro, il potere, il riposo, il divertimento, il piacere e gli onori costituiscono oggi l'ideale dell'umanità intera, mentre il lavoro con il sudore della fronte e la temperanza cristiana sono in totale disprezzo. Lavorano e soffrono solo coloro che vi sono costretti. Solo pochissimi uomini lavorano liberamente e sono temperanti nello spirito di Gesù Cristo. La maggior parte della gente di oggi non sa che il lavoro e la temperanza cristiani ottengono già su questa terra il centuplo. L'allontanamento dalla temperanza procura, invece, oltre al rischio delle pene eterne dell'inferno, anche disgrazie terrene.
Il mondo effeminato non vuole accogliere i mezzi amari della mortificazione cristiana per sanare le malattie dello spirito. E' proprio la mortificazione che ci guarisce dalle "cose della terra" (Fil 3,19) e dalle inclinazioni che feriscono l'anima
dell'uomo e la conducono alla perdizione. Attraverso la mortificazione paghiamo già in questa terra le pene temporali che abbiamo meritato per i nostri peccati. La mortificazioneinne alza l'anima nostra alle realtà celesti e la rende capace diunirsi a Dio. Solo le persone mortificate possiedono il dono della preghiera che è indispensabile per la salvezza. La mortificazione cristiana ci aiuta ad acquistare, già su questa terra, la pace interiore e la gioia dello spirito. Quindi la mortificazione, che è lavoro e temperanza cristiana, costituisce la condizione indispensabile ed è la fonte della ricchezza spirituale e della felicità umana, nella vita presente e nella futura.
Il lavoro e la temperanza sono, dunque, i pilastri più importanti della vita sociale. Solo là dove essi sono saldi son possibili il benessere, la salute, la forza, la pace, la libertà, l'indipendenza.
Su questi due pilastri della vita sociale occorre non solo istruire la gioventù, ma anche farla esercitare, in modo attivo,
incoraggiandola col proprio esempio. Occorre pregare, e più volte al giorno, per la comprensione e la realizzazione di queste due condizioni della felicità. Occorre poggiare principalmente su questi due pilastri il nostro sistema scolastico e l'intera educazione. Allora si troveranno mezzi abbondanti per il miglioramento sociale del nostro popolo e anche per i popoli vicini. In tal modo si estenderà sulla terra la fratellanza delle nazioni e sorgerà un periodo più glorioso nella storia dell'umanità.
[Powściągliwość i praca (Temperanza e lavoro), 1904, pp. 73-74].
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