preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Ebbe i natali a Firenze da ricca famiglia nel 1515. Vivace e allegro, passò la sua fanciullezza in una singolare bontà, che lo faceva chiamare " Pippo il buono ". Si distinse nell'amore per il prossimo, la semplicità evangelica e il lieto servizio di Dio. Studente a Roma, per tre anni, abbandonò gli studi, come s'è detto, vendendo i libri, per dedicarsi interamente ad attività benefiche. Ordinato sacerdote nel 1551, diede vita poco dopo all'Oratorio, una Congregazione religiosa di sacerdoti, impegnati in particolare modo nell'educazione dei giovani. Ma la vita di S. Filippo rimase quella che era sempre stata, tanto originale quanto splendente di santità. Dio lo favorì col dono della profezia, dei miracoli e con frequenti visioni. Ritornò a Dio a ricevere il premio delle sue fatiche l'anno 1595.
Memoria di san Filippo Neri, sacerdote, che, adoperandosi per allontanare i giovani dal male, fondò a Roma un oratorio, nel quale si eseguivano letture spirituali, canti e opere di carità; rifulse per il suo amore verso il prossimo, la semplicità evangelica, la letizia d'animo, lo zelo esemplare e il fervore nel servire Dio.
Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
Rallegratevi nel Signore, sempre
L'Apostolo ci comanda di rallegrarci, ma nel Signore, non nel mondo. «Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio» (Gc 4, 4), come ci assicura la Scrittura. Come un uomo non può servire a due padroni, così nessuno può rallegrarsi contemporaneamente nel mondo e nel Signore.
Quindi abbia il sopravvento la gioia nel Signore, finchè non sia finita la gioia nel mondo. Cresca sempre più la gioia nel Signore, mentre la gioia nel mondo diminuisca sempre finchè sia finita. E noi affermiamo questo, non perchè non dobbiamo rallegrarci mentre siamo nel mondo, ma perchè, pur vivendo in questo mondo, ci rallegriamo già nel Signore.
Ma qualcuno potrebbe obiettare: Sono nel mondo, allora, se debbo gioire, gioisco là dove mi trovo.
Ma che dici? Perchè sei nel mondo, non sei forse nel Signore? Ascolta il medesimo Apostolo che parla agl Ateniesie negli Atti degli Apostoli dice del Dio e Signore nostro creatore: «In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17, 28).
Colui che é dappertutto, dove non é? Forse che non ci esortava a questo quando insegnava: «Il Signore è vicino! Non angustatevi per nulla»? (Fil 4, 5-6).
E' una ineffabile realtà questa: ascese sopra tutti i cieli ed è vicinissimo a coloro che si trovano ancora sulla terra. Chi è costui, lontano e vicino al tempo stesso, se non colui che si è fatto prossimo a noi per la sua misericordia?
Tutto il genere umano é quell'uomo che giaceva lungo la strada semivivo, abbandonato dai ladri. Il sacerdote e il levita, passando, lo disprezzarono, ma un samaritano di passaggio gli si accostò per curarlo e prestargli soccorso. Lontano da noi, immortale e giusto, egli dicesse fino a noi, che siamo mortali e peccatori, per diventare prossimo a noi.
«Non ci tratta secondo i nostri peccati» (Sal 102, 10). Siamo infatti figli. E come proviamo questo? Morì per noi l'Unico, per non rimanere solo.
Non volle essere solo, egli che è morto solo. L'unico Figlio di Dio generò molti figli di Dio. Si acquistò dei fratelli con il suo sangue. Rese giusti i reprobi. Donandosi, ci ha redenti; disonorato, ci onorò; ucciso, ci procurò la vita.
Perciò, fratelli, rallegratevi nel Signore, non nel mondo; cioè rallegratevi nella verità, non nel peccato; rallegratevi nella speranza dell'eternità, non nei fiori della vanità. Così rallegratevi: e dovunque e per tutto il tempo che starete in questo mondo, «il Signore é vicino! Non angustiatevi per nulla» (Fil 4, 5-6).(Disc. 171, 1-3. 5; PL 38, 933-935)
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