Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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I Santi del giorno

Domenica 09 ottobre 2005

San Dionigi

Vescovo e Compagni Martiri (Memoria facoltativa)

BIOGRAFIA

Dionigi, secondo la tradizione, verso la metà del secolo III fu inviato da Roma, insieme ad altri missionari, a evangelizzare la Gallia. A Parigi, città di cui fu primo vescovo, sigillò la sua missione con il martirio insieme ai suoi compagni Rustico ed Eleuterio. Le reliquie furono raccolte nella basilica eretta in suo onore da santa Genoveffa (sec. V). È ricordato il 9 ottobre dal Martirologio geronimiano (sec. V-VI).

MARTIROLOGIO

Santi Dionigi, vescovo, e compagni, martiri: si tramanda che san Dionigi sia giunto in Francia inviato dal Romano Pontefice e, divenuto primo vescovo di Parigi, morì martire nelle vicinanze di questa città insieme al sacerdote Rustico e
al diacono Eleuterio.

DAGLI SCRITTI...

Dal «Commento sul salmo 118» di sant'Ambrogio, vescovo
Sii testimone fedele e forte

Come molto sono le persecuzioni, così molti sono i generi di martirio. Ogni giorno tu sei testimone di Cristo. Sei stato tentato dallo spirito di fornicazione, ma, per timore del futuro giudizio di Cristo, hai conservato la castità dell'anima e del corpo: sei martire di Cristo. Sei stato tentato dallo spirito di avarizia a invadere la proprietà del povero, a violare i diritti della vedova, ma, ricordando i comandamenti di Dio, hai compreso che bisogna aiutare piuttosto che recar danno: sei testimone di Cristo. Tali li vuole Cristo i suoi testimoni secondo quanto sta scritto: «Rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova. Su, venite e discutiamo, dice il Signore» (Is 1, 17-18).
Sei stato tentato dallo spirito di superbia, ma, vedendo il misero e il povero, ne hai sentito profonda pietà e hai amato l'umiltà più che l'arroganza: sei testimone di Cristo. E, quel che é più, hai reso testimonianza non soltanto a parole, ma anche con le opere. Quale uomo, infatti, é testimone più autorevole e credibile di chi «riconosce che Gesù Cristo é venuto nella carne» (1 Gv 4, 2) proprio osservando le norme del Vangelo? Invece chi ascolta e non fa, nega Cristo. Anche se lo confessa a parole, lo nega con i fatti. A quanti diranno: «Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome»? Risponderà in quel giorno: «Allontanatevi da me, tutti voi operatori di iniquità» (Mt 7, 22-23). Testimone é dunque colui che attesta i precetti del Signore Gesù, soprattutto con la prova dei fatti.
Dio solo sa quanti soffrono quotidianamente il martirio in segreto e confessano nel loro cuore il Signore nostro Gesù Cristo! L'Apostolo conobbe questo martirio e questa fedele testimonianza a Cristo, egli che disse: «Questo infatti é il nostro vanto: la testimonianza della nostra coscienza» (2 Cor 1, 12). Si verifica anche il contrario. Quanti hanno confessato esternamente e negato internamente! Ecco perché ci si dà questa raccomandazione: «Non prestate fede a ogni ispirazione» (1 Gv 4, 1), e si dice anche: Dai loro frutti conoscerete a chi dovete credere (cfr. Mt 7, 16).
Perciò sii fedele e forte nelle persecuzioni interne, per essere approvato anche in quelle che sono pubbliche. Anche nelle persecuzioni interne ci sono re e présidi e giudici terribili per il loro potere. Hai un esempio nella tentazione che ha subito il Signore. Si legge: «Non regni più il peccato nel vostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Vedi davanti a quali re sei posto, o uomo? Se fai regnare in te la colpa, sottostarai al re-peccato. Quanti sono i peccati, quanti sono i vizi, altrettanti sono i re. Davanti a questi noi siamo trascinati e davanti a questi siamo posti. Anche questi re hanno un loro tribunale nello spirito di moltissimi. Ma se uno confessa Cristo, fa subito prigioniero quel re, lo atterra dal trono della propria anima. Infatti, come potrebbe restare il tribunale del diavolo in colui nel quale é eretto il tribunale di Cristo? (Disc. 20, 47-50; CSEL 62, 467-469)



Colletta propria

O Dio, che hai mandato san Dionigi e i suoi compagni a predicare alle genti la tua gloria e hai dato loro forza e perseveranza nel martirio, concedi a noi che, imitando i loro esempi, non ci lasciamo attrarre dai beni del mondo e non ne temiamo le avversità. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Dal Comune dei martiri: per più martiri.

 

San Giovanni Leonardi

Sacerdote (Memoria facoltativa)

BIOGRAFIA

Nacque a Diecimo presso Lucca nel 1541, da pii ed agiati genitori. Le meraviglie dell'intervento divino splendono in tutte le sue opere. Imparò l'arte di farmacista. Giovane prete, si dedicò alla predicazione, soprattutto insegnando ai fanciulli la dottrina cristiana. Nel 1574 fondò a Lucca l'Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, per il quale ebbe a sopportare molte tribolazioni. Il suo zelo per la conversione dei pagani lo fece collaborare, con il cardinale Vivès, alla fondazione del Collegio di "Propaganda Fide", dal quale dovevano uscire tanti santi e zelanti missionari. Colpito da grave malattia, sopportò tutto con ammirabile pazienza, e fattosi mettere in cenere e cilicio, si riposò nel Signore nel 1609 a Roma. Beatificato nel 1861, ebbe la solenne canonizzazione nel 1938 da Pio XI.

MARTIROLOGIO

San Giovanni Leonardi, sacerdote, che a Lucca abbandonò la professione di farmacista da lui esercitata, per diventare sacerdote. Fondò, quindi, l'Ordine dei Chierici regolari, poi detto della Madre di Dio, per l'insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli, il rinnovamento della vita apostolica del clero e la diffusione della fede cristiana in tutto il mondo, e per esso dovette affrontare molte tribolazioni. Pose a Roma le fondamenta del Colleggio di Propaganda Fide e morì in pace in questa città, sfinito dal peso delle sue fatiche.

DAGLI SCRITTI...

Dalle «Lettere a papa Paolo V» di san Giovanni Leonardi, sacerdote
Criteri di autentico rinnovamento

E' necessario che coloro che aspirano alla riforma dei costumi degli uomini cerchino specialmente, e per prima cosa, la gloria di Dio e da lui, dal quale procede ogni bene, aspettino e insieme sperino l'aiuto per un compito così vantaggioso e difficile. Si presentino agli sguardi di quanti essi vogliono riformare come specchi di ogni virtù e come lucerne poste sul candelabro. Risplendano davanti a tutti quelli che si trovano nella casa di Dio per l'integrità della vita e l'eccellenza dei costumi. Così, più che costringere, attireranno dolcemente alla riforma, perché, secondo gli insegnamenti del Concilio Tridentino, non si può esigere dal corpo quello che non si trova già nel capo. Far diversamente significa sconvolgere il giusto procedimento e l'ordine di tutta la famiglia del Signore.
Chi vuole operare una seria riforma religiosa e morale deve fare anzitutto, come un buon medico, un'attenta diagnosi dei mali che travagliano la Chiesa per poter così essere in grado di prescrivere per ciascuno di essi il rimedio più appropriato. Il rinnovamento della Chiesa deve verificarsi parimenti nei primi e negli ultimi, nei capi e nei dipendenti, in alto e in basso. Deve cominciare da chi comanda ed estendersi ai sudditi. Bisognerebbe che cardinali, patriarchi, arcivescovi, vescovi e parroci, ai quali é demandata direttamente la cura delle anime, fossero tali da dare il migliore affidamento per il governo del gregge del Signore. Ma scendiamo anche dai primi agli ultimi, cioé dai grandi ai piccoli, perché questi non devono essere trascurati da chi si preoccupa di elevare il livello della vita cristiana. E' ben giusto che non si debba lasciare nulla di intentato perché i fanciulli, fin dai primi anni, siano educati nella purezza della fede cristiana e nei santi costumi. Nulla é più urgente e indispensabile dell'insegnamento della dottrina cristiana. L'istruzione dei fanciulli va affidata solo a persone buone e timorate di Dio.
Questo, beatissimo Padre, é ciò che al presente il Signore mi ha suggerito su un problema di tanta importanza. Si tratta certo di cose non facili, ma se si confrontiamo con la posta in gioco, nessuno sforzo sarà considerato eccessivo. Grandi mete del resto si raggiungono con mezzi grandi e, d'altro canto, grandi imprese si addicono ad anime grandi. (Lett. per la riforma universale della Chiesa; archivio dell'Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio).



Dal messale

Giovanni (Diecimo, Lucca, 1541 - Roma, 9 ottobre 1609) si dedicò all’istruzione religiosa dei ragazzi, coinvolgendo laici adulti nella «Compagnia della dottrina cristiana». Promosse il rinnovamento del clero con la «Confraternita dei preti riformati della Beata Vergine», detti poi Chierici regolari della Madre di Dio. A Roma incontrò san Filippo Neri e partecipò allo slancio missionario dell’epoca, collaborando al progetto della futura Congregazione de propaganda fide e di un collegio per la formazione dei missionari ad gentes.

Dal Comune dei pastori: per i missionari o dal Comune dei santi: per gli operatori di misericordia.

Colletta propria

O Dio, fonte di ogni bene, che hai ispirato al santo presbitero Giovanni [Leonardi] di portare ai popoli l’annuncio del Vangelo, fa’ che, per sua intercessione, si diffonda sempre e in ogni luogo la vera fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

 

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