Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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I Santi del giorno

Domenica 06 agosto 2000

Trasfigurazione del Signore

Festa del Signore (Festa)

BIOGRAFIA

Sul monte, in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, Gesù viene trasfigurato «davanti a loro» (Mt 17, 2): cade il velo dagli occhi dei discepoli e questi, per dono di Dio, vedono l'identità divina che traspare dall'umanità di Cristo. Il Figlio dell'uomo che si è incamminato verso la croce (cf. Mc 8, 31-34) è il Figlio di Dio, rivelazione definitiva del Padre. La Legge e i Profeti tendono a Cristo e a lui il Padre rende testimonianza: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!» (Mc 9, 7). Avvolto in quella gloria che aveva presso il Padre prima che il mondo fosse (cf. Gv 1, 14), Cristo anticipa e prefigura la sua venuta gloriosa nell'ultimo giorno, per trasfigurare tutte le cose.

MARTIROLOGIO

Festa della Trasfigurazione del Signore, nella quale Gesù Cristo, il Fglio Unigenito, l'amato dell'Eterno Padre, davanti ai suoi Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, avendo come testimoni la legge ed i profeti, manifestò la sua gloria, per rivelare che la nostra umile condizione di servi da lui stesso assunta era stata per opera della grazia gloriosamente redenta e per proclamare fino ai confini della terra che l'immagine di Dio, secondo la quale l'uomo fu creato, sebbene corrotta da Adamo, era stata ricreata in Cristo.

DAGLI SCRITTI...

Icona, maniera di Palech, inizio del 1800.

Dal "Discorso tenuto il giorno della Trasfigurazione del Signore" da Anastasio sinaìta, vescovo
E' bello restare con Cristo!

Il mistero della sua Trasfigurazione Gesù lo manifestò ai suoi discepoli sul monte Tabor. Egli aveva parlato loro del regno di Dio e della sua seconda venuta nella gloria. Ma ciò forse non aveva avuto per loro una sufficiente forza di persuasione. E allora il Signore, per rendere la loro fede ferma e profonda e perché, attraverso i fatti presenti, arrivassero alla certezza degli eventi futuri, volle mostrare il fulgore della sua divinità e così offrire loro un'immagine prefigurativa del regno dei cieli. E proprio perché la distanza di quelle realtà a venire non fosse motivo di una fede più languida, li preavvertì dicendo: Vi sono alcuni fra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nella gloria del Padre suo (cfr. Mt 16, 28).
L'evangelista, per parte sua, allo scopo di provare che Cristo poteva tutto ciò che voleva, aggiunse: "Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E là fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosé ed Elia, che conversavano con lui" (Mt 17, 1-3). Ecco le realtà meravigliose della solennità presente, ecco il mistero di salvezza che trova compimento per noi oggi sul monte, ecco ciò che ora ci riunisce: la morte e insieme la gloria del Cristo. Per penetrare il contenuto intimo di questi ineffabili e sacri misteri insieme con i discepoli scelti e illuminati da Cristo, ascoltiamo Dio che con la sua misteriosa voce ci chiama a sé insistentemente dall'alto. Portiamoci là sollecitamente. Anzi, oserei dire, andiamoci come Gesù, che ora dal cielo sifa nostra guida e battistrada. Con lui saremo circondati di quella luce che solo l'occhio della fede può vedere. La nostra fisionomia spirituale si trasformerà e si modellerà sulla sua. Come lui entreremo in una condizione stabile di trasfigurazione, perché saremo partecipi della divina natura e verremo preparati alla vita beata. Corriamo fiduciosi e lieti là dove ci chiama, entriamo nella nube, diventiamo come Mosè ed Elia come Giacomo e Giovanni. Come Pietro lasciamoci prendere totalmente dalla visione della gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloria divina. Lasciamoci trasfigurare da questa gloriosa trasfigurazione, condurre via dalla terra e trasportare fuori del mondo. Abbandoniamo la carne, abbandoniamo il mondo creato e rivolgiamoci al Creatore, al quale Pietro in estasi e fuori di sé disse: "Signore, é bello per noi restare qui" (Mt 17, 4).
Realmente, o Pietro, é davvero "bello stare qui" con Gesù e qui rimanervi per tutti i secoli. Che cosa vi é di più felice, di più prezioso, di più santo che stare con Dio, conformarsi a lui, trovarsi nella sua luce? Certo ciascuno di noi sente di avere con sé Dio e di essere trasfigurato nella sua immagine. Allora esclami pure con gioia: "E' bello per noi restare qui", dove tutte le cose sono splendore, gioia, beatitudine e giubilo. Restare qui dove l'anima rimane immersa nella pace, nella serenità e nelle edilizie; qui dove Cristo mostra il suo volto, qui dove egli abita col Padre. Ecco che gli entra nel luogo dove ci troviamo e dice: "Oggi la salvezza é entrata in questa casa" (Lc 19, 9). Qui si trovano ammassati tutti i tesori eterni. Qui si vedono raffigurate come in uno specchio le immagini delle primizie e della realtà dei secoli futuri.(Nn. 6-10; Mélanges d'archéologie et d'histoire, 67 [1955] 241-244).



 

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