preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
«Se il mio popolo mi ascoltasse! Se Israele camminasse per le mie vie! Lo nutrirei con fiore di frumento, lo sazierei con miele dalla roccia». «Torna, Israele, al Signore, tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. Tornate al Signore; ditegli: “Togli ogni iniquità, accetta ciò che è bene: la lode delle nostre labbra”». La liturgia di oggi ci invita sin dall’inizio all’ascolto e a un sincero pentimento, condizioni indispensabili per accogliere e vivere il comandamento nuovo che Gesù ci dona. «Uno degli scribi gli domandò: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?”. Gesù rispose: “Il primo è: ‘Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza’. Il secondo è questo: ‘Amerai il tuo prossimo come te stesso’”». Per comprendere e vivere l’amore, il primo dono da chiedere è il recupero dell’ascolto: attraverso la Parola possiamo riprendere il dialogo con Dio e dissipare gli errori che si annidano in noi. La Verità ci rende liberi di amare Dio e il prossimo, ma dobbiamo attingere alla Fonte: «Io sono la vite vera, rimanete in me e io in voi. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». I discepoli di Emmaus, inizialmente delusi e amareggiati, illuminati dal Risorto esclamano: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». La Parola di Dio infonde Verità, fa ardere il cuore, illumina nel pane spezzato, rende la nostra vita feconda e ci apre all’amore con tutto il cuore, l’anima, la mente e le forze. È un germoglio prezioso che cresce in noi se siamo accoglienti dello Spirito, la meravigliosa linfa che ci rende capaci di accogliere l’Amore per poi viverlo e donarlo. Sappiamo che questa linfa è sgorgata dalla croce, un effluvio che entra nei cuori e crea una catena d’oro che unisce Cielo e terra, la Trinità beata con noi suoi figli, e noi con il Padre in una fraternità autentica.
Amare Dio per vivere…
L'abate Giovanni ha detto: «Questa parola è scritta nel Vangelo: "Quando Gesù chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro, le sue mani e i suoi piedi erano legati e il suo viso cinto da un lino; Gesù lo sciolse e lo congedò. Noi dunque abbiamo le mani e i piedi legati e il nostro viso è stato coperto con un lino dalle mani del nemico? Se dunque ascoltiamo Gesù, Egli ci slegherà da tutto questo e ci libererà dalla schiavitù di tutti questi cattivi pensieri. Saremo allora figli del Signore, riceveremo le promesse in eredità e saremo figli del Regno Eterno».
SE I FRATELLI USCITI DAL MONASTERO DEVONO ESSERE ACCETTATI DI NUOVO Se un fratello, che per propria colpa ha lasciato il (o è stato espulso dal) monastero, vorrà rientrare, prima prometta di emendarsi totalmente del difetto per cui è uscito; e allora sia accettato, ma all'ultimo posto per provare così la sua umiltà. Se poi uscirà di nuovo, potrà essere riammesso alle stesse condizioni fino alla terza volta; ma sappia che in seguito gli sarà negata ogni possibilità di ritorno.
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