preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Nella storia dei regni, delle nazioni come in quella delle famiglie e della singole persone si incontrano dei periodi belli ma anche oscuri, di sofferenza e a volte di crisi, di distruzione. Stiamo seguendo in questi giorni la storia del popolo d'Israele, la storia della salvezza ma anche la storia umana, piena di eroi ma piena anche di peccato. Leggiamo oggi della crisi del Regno di Giuda che viene ridotto in cenere da Nabucodonosòr che si impadronisce di Gerusalemme, distrugge tutte le sue fortificazioni, deporta il re Joiachìm, la sua famiglia, quelle della gente più ragguardevole, lasciando solo i più poveri e inoffensivi per la coltivazione della terra. Questa è la grande deportazione in Babilonia, quella che viene chiamata "schiavitù di Babilonia". Dinanzi a questa distruzione, ci si chiede il motivo... E il motivo è così indicato dal sacro testo: "Joiachìm fece ciò che è male agli occhi del Signore!" Quest'affermazione non potrebbe darci una chiave di lettura delle sventure che piombano su nazioni, famiglie e individui? Quanti mali ci producono i nostri errori, le trasgressioni, l'avidità di ricchezza e di un vita spensierata! Il brano odierno del vangelo di Matteo è una conferma di quanto sopra esposto. Non bastano le belle parole, nemmeno le ripetute invocazioni per entrare nel regno di Dio ed evitare quindi la perdizione eterna, la somma di tutti i mali: Occorre "fare la volontà del Padre mio che è nei cieli". Il Signore porta la similitudine della casa per indicare la vita dei singoli come quella delle famiglie, delle comunità ecclesiali, delle nazioni... In ogni circostanza è necessario porre solide fondamenta, "sulla roccia", perché nel momento della tempesta, della prova, della sofferenza non si venga meno e si cada nella sfiducia e nella disperazione. La roccia è Cristo Signore, il suo esempio, il suo insegnamento. Non c'è da meravigliarsi se i singoli fedeli, le famiglie, le comunità e le opere di apostolato cadono e vanno in rovina. Non hanno fondamenta solide. Sono fondate su valori umani, su interessi, su valori effimeri: salute, avvenenza, ricchezza... ignorando le esigenze dello spirito. Quanta sofferenza, quanto strazio semina nel mondo il rifiuto della legge di amore del vangelo!
Disse: "fare elemosine è comunque cosa buona: anche se si fanno per piacere agli uomini, si volgono poi in cosa gradita a Dio".
I FRATELLI SI OBBEDISCANO A VICENDA Il bene dell'obbedienza deve essere praticato da tutti non solo verso l'abate, ma i fratelli devono anche obbedirsi vicendevolmente, persuasi che per questa via dell'obbedienza essi andranno a Dio. Riservata dunque la precedenza agli ordini dell'abate o dei superiori da lui costituiti - ai quali non vogliamo che si antepongano comandi privati - per il resto tutti i più giovani obbediscano ai più anziani con carità e premura. Chi si mostra riluttante a ciò, sia punito.
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