Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 06 giugno 2024

"Questo è il primo comandamento. E il secondo è simile ad esso".

Rileggiamo nella versione di Marco: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". La risposta di Gesù conferisce al problema in questione una nuova valutazione tramite il livellamento fra il primo comandamento, sul quale era posta la domanda dello scriba e il secondo, aggiunto da Gesù come equivalente. Amore verso Dio e verso il prossimo hanno preso un'altra posizione per l'accostamento di due parole, originariamente separate. Chi ama Dio secondo la volontà di Gesù non può trascurare il prossimo. Chi vuole essere buono verso il prossimo, deve aderire pienamente e completamente alla volontà di Dio. Noi non abbiamo altra possibilità che servire questo mondo, annunciando che l'amore a Dio e l'amore agli altri è la verità fondamentale, ed è la legge che ci salva perché ci rende uomini reciprocamente accoglienti, sotto la benevolenza del Signore. Rifarsi continuamente a questo essenziale è la nostra vera sapienza. Sarebbe interessante domandarsi se, dinanzi alla proposta di Gesù, noi avremmo la franca sicurezza dello scriba, che rispose di essere d'accordo col discorso di Gesù. Dobbiamo essere coscienti che, se non si torna all'essenziale dell'amore nella sua integrità, nella sua ambivalenza, nulla potrà salvare né noi né gli altri. Amare vuol dire una sola cosa: espandersi nell'altro, consumarsi nella sua vita e crescere in lui: sia che si ami Dio, sia che si ami il prossimo. Dio s'incarna in ogni fratello e ogni fratello è l'immagine di Dio. L'amore di Dio da ali al mio. L'amore al prossimo verifica il mio a Dio.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba disse: "Togli le tentazioni e nessuno si salverà".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'ORDINE DELLA COMUNITÀ

Nel monastero i fratelli abbiano il loro posto secondo l'ingresso nella vita monastica, o secondo i meriti personali, o secondo la decisione dell'abate. Questi però non conturbi il gregge a lui affidato con ingiuste disposizioni, quasi facendo uso di un potere assoluto, ma pensi sempre che di tutti i suoi giudizi e azioni dovrà rendere conto a Dio.


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