preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
I farisei chiedono un segno al Signore. È una richiesta che sembra logica e coerente per le loro aspettative. Gesù si dimostra essere il Messia tanto aspettato; loro chiedono nient'altro che Egli lo dimostri concretamente. È nella logica del loro modo di intendere il rapporto con Dio. In definitiva, per la loro comprensione religiosa, non chiedono altro che Gesù dimostri quello che loro si aspettano. Sotto la richiesta dei farisei si nasconde un ribaltamento sottile. Pretendono, infatti, che Dio si adegui ai loro piani e alle loro aspettative; è il Dio che si deve restringere alle categorie umane. La gloria che loro credono di vedere è in realtà la manifestazione di un dio che nasce solo dall'uomo e dalle sue richieste. Gesù dimostra il contrario; il suo diventare piccolo per noi non significa un restringimento del suo messaggio; anzi implica il movimento opposto. L'Incarnazione è la nostra possibilità di partecipare alla vita divina; significa la nostra concreta opportunità di elevarci. Gesù opera allora già con il suo messaggio in questa prospettiva. Non sarà dato nessun segno che implichi una ristrettezza perché Gesù, diventato cittadino del mondo, dona segni che invitato alla purificazione, invitano all'apertura del cuore, invitano a considerarci suoi concittadini del cielo. Non giudichiamo, però, troppo severamente questi farisei, perché nel loro atteggiamento possiamo cadere anche noi quando ci chiudiamo a Dio e quando non riconosciamo, nella nostra vita, i segni della sua presenza. Chiediamo invece, nell'umiltà di cuore di saper riconoscere la volontà di Dio in ogni momento della nostra vita.
Nella vita spirituale sono necessari entusiasmo e decisione; ma devono maturare da un tempo di attesa e riflessione. Il tutto sotto la guida dello Spirito.
L'UMILTÀ Sia l'uomo convinto che Dio dal cielo lo vede sempre, ogni momento, che le sue azioni sono in ogni luogo sotto lo sguardo divino e vengono riferite continuamente dagli angeli. Lo dimostra il profeta quando ci addita Dio sempre presente al nostro pensiero, dicendo: «Dio scruta la mente e il cuore» (Sal 7,10); e ancora: «Il Signore conosce i pensieri dell'uomo» (Sal 93,11); così pure dice: «Penetri da lontano i miei pensieri» (Sal 138,3); e inoltre: «I pensieri dell'uomo saranno svelati davanti a te» (Sal 75,11 Volg.). Perciò, per tenersi in guardia dai cattivi pensieri, il fratello assennato dica sempre nel suo cuore: «Allora sarò integro davanti a lui se mi sarò guardato da ogni colpa» (Sal 17,24).
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