Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Mercoledì 27 dicembre 2023

E vide... e credette...

Il messaggio dell’odierno Vangelo annunzia l’irruzione irresistibile di Dio dentro la storia umana. Certo, tutta la storia della salvezza parla di interventi salvifici di Dio. Ma qui si tratta di una vera spaccatura che Dio opera nel tessuto della storia: il cammino lineare della storia che fa vivere e fa morire viene ora spezzato: l’uomo che nasce non è più solo un condannato a morte, ma realmente un chiamato alla vita. Nella prima lettura vediamo il desiderio e l’obiettivo: E’ “annunciare a voi quello che abbiamo veduto e udito, affinché anche voi siate in comunione con noi, e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo”. Ma tutto questo non ci è già stato comunicato dal testo evangelico? Sì, ma adesso Giovanni vuole comunicarci quello che la Parola evangelica ha operato e donato a lui: la vita! La vita nuova, quella che “si manifestò… la vita eterna che era presso il Padre e che si manifestò a noi”. Semplificando, e banalizzando, diciamo che Giovanni vuole comunicarci la sua esperienza di fede e di comunione d’amore “con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo”. Il salmo 96 proclama il Signore altissimo, eccelso nell’esultanza dell’assemblea degli eletti. Esso dona il senso della lode ai giusti che, pur afflitti, confidano nella giustizia di Dio. Anche noi potremmo rallegrarci nel Signore, perché egli renderà giustizia alla nostra vita. Davanti a quel sepolcro vuoto tanti possono essere i sentimenti, come quella famosa diceria che dura fino ad oggi. Noi abbiamo l'esempio di Giovanni, che era arrivato per primo al sepolcro... Lui: “vide e credette!”.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse: "fare elemosine è comunque cosa buona: anche se si fanno per piacere agli uomini, si volgono poi in cosa gradita a Dio".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI SI OBBEDISCANO A VICENDA

Il bene dell'obbedienza deve essere praticato da tutti non solo verso l'abate, ma i fratelli devono anche obbedirsi vicendevolmente, persuasi che per questa via dell'obbedienza essi andranno a Dio. Riservata dunque la precedenza agli ordini dell'abate o dei superiori da lui costituiti - ai quali non vogliamo che si antepongano comandi privati - per il resto tutti i più giovani obbediscano ai più anziani con carità e premura. Chi si mostra riluttante a ciò, sia punito.


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