preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Nella pagina del vangelo di oggi ci viene presentata la parabola della «pecora smarrita», in cui fa spicco la sollecitudine del pastore. In questa parabola si rivela il vero volto di Dio: quello del Padre che non si rassegna a perdere nessuno dei suoi figli, neppure il più piccolo, il più misero, il più ribelle, ma lo ricerca costantemente in mille maniere. Gesù ha mostrato questo volto del Padre andando lui direttamente alla ricerca dei peccatori, intrattenendosi con essi e mangiando nelle loro case, nonostante le ire dei maestri della legge e dei custodi delle sacre tradizioni. Nella seconda lettura Dio è presentato come il grande protagonista del brano iniziale di quello che è chiamato il «libro della consolazione» (Is 40-66). Egli fa proclamare la fine delle sofferenze dell’esilio e guida il ritorno gioioso del popolo nella sua terra. Il profeta descrive colui che sta per venire e nello stesso tempo incita gli uomini “a preparagli la strada”. Non è più il tempo della mestizia e degli scoraggiamenti; anche chi aveva perso la fiducia deve ricredersi: il Signore viene davvero! Ma gli uomini hanno questa sensazione? In un mondo pieno di miserie e di mali, la visione di Dio è spesso deformata. È un Dio che viene con potenza, ma con una potenza che salva, una potenza che si riveste delle immagini più mansuete e affettuose, come quello che fa pascolare il gregge e porta gli agnellini sul petto. Il salmo 95 è un inno di lode e presenta l’azione di Dio sul mondo. Il canto di lode dev’essere ogni volta «un canto nuovo», perché di giorno in giorno venga annunziato il prodigio sempre nuovo della salvezza e anche perché niente e nessuno dalle Sua mani si perda.
L'abba Isaia rispose alla domanda: "Che cos'è l'amore del denaro?». "È il non credere che Dio si prenda cura di te, il disperare delle sue promesse, e il voler farti grande da solo".
L'ELEZIONE DELL'ABATE Colui che è stato costituito abate pensi sempre quale peso si è assunto e a chi deve rendere conto della sua amministrazione (Lc 16,2); e sappia che deve più giovare che dominare. Per questo bisogna che egli sia dotto nella legge divina, perché sappia da dove trarre insegnamenti nuovi e antichi (Mt 13,52); sia casto, sobrio, misericordioso, umile, e sempre faccia prevalere la misericordia sulla giustizia (Gc 2,13), per ottenere lo stesso anche lui.
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