preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
«Il rancore e l'ira sono un abominio, il peccatore li possiede». «Perdona l'offesa al tuo prossimo e allora, per la tua preghiera ti sarann rimessi i tuoi peccati». Così leggiamo oggi nel libro del Siràcide, che già segna un passo avanti rispetto alla legge antica che proclamava: «Occhio per occhio, dente per dente». San Pietro sulla scia delle sue conoscenze bibliche, lui, tanto facile all'ira, cerca di mostrarsi molto generoso, dicendo a Gesù di voler perdonare fino a sette volte. La risposta di Gesù, pur nel linguaggio tipico orientaleggiante, e ben chiara: «Non ti dico di perdonare fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette». Il che vuol dire «sempre», senza eccezione alcuna. Per noi cristiani ciò è un atto dovuto perché noi, per primi, siamo stati soggetti di perdono e di infinita misericordia. Siamo stati liberati dalla schiavitù del peccato a prezzo del sangue di Cristo. Quello stesso perdono ci è stato donato ogni volta che, dopo il nostro peccato, pentiti, lo abbiamo invocato con fede. Siamo ormai certi che la dote più bella che ci è dato di conoscere in Dio onnipotente e Signore, è proprio la sua misericordia. «Tu sei la mia misericordia», dice il salmista. Davide dopo il suo orrendo peccato, umile e pentito, chiede a Dio di essere lavato dalla sua macchia, di essere mondato dal suo peccato. Lo stesso Pietro dopo la triplice negazione, dopo il suo pianto di pentimento, sperimenterà la gioia del perdono e la rinnovata investitura a guida della Chiesa. In Cristo abbiamo ormai l'evidenza che la misericordia e il perdono in Dio, non hanno limiti. L'unico ostacolo rimane l'ostinazione al male e la mancanza di sincero pentimento. Saremmo davvero di una inimmaginabile malvagità se dopo aver goduto tante e tante volte di un condono completo e gratuito dei nostri innumerevoli debiti, negassimo al nostro prossimo lo stesso dono, con la stessa gratuità e generosità. Dovremmo perciò prima di andare a chiedere al Signore il perdono dei nostri peccati, offrirlo incondizionatamente al nostro prossimo. Significa che vogliamo recuperare non solo la grazie e le benevolenza divina, ma anche l'armonia e la pace piena con il nostro prossimo.
Un anziano disse: «Se vuoi vivere, o uomo, secondo la legge di Dio, avrai per protettore l'autore stesso di quella legge».
RIVERENZA NELLA PREGHIERA Se, quando vogliamo presentare qualche richiesta ai potenti, non osiamo farlo se non con umiltà e rispetto, quanto più al Signore Dio dell'universo dobbiamo rivolgere le nostre suppliche in tutta umiltà e purezza di devozione! E noi sappiamo che saremo esauditi non per le molte parole, ma per la purezza del cuore e le lacrime di compunzione. Perciò la preghiera deve essere breve e pura, a meno che non venga prolungata per il fervore ispirato dalla grazia divina. Ma lÂ’orazione che si fa in comune sia assolutamente breve e, dato il segnale dal superiore, si alzino tutti insieme.
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