preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La fede, quando arde in noi ed è ben alimentata dalla preghiera, è come una luminosissima lampada che ci consente di immergerci nella luce stessa di Dio. Fa nascere in noi la fiducia incondizionata, la certezza che l'amore di Dio viene riversato nei nostri cuori in abbondanza. Siamo certi che quello che il Signore vuole si compie in cielo e sulla terra, ma abbiamo anche la certezza che la nostra preghiera verrà esaudita perché siamo in perfetta sintonia con il Signore: quello che il Signore vuole da noi, noi lo facciamo e quello che noi umilmente chiediamo ci viene accordato. «Sia fatta la Tua volontà» ci fa pregare Gesù nel Padre nostro, quando ciò davvero avviene nella nostra vita, lo stesso Signore è disposto a fare la nostra volontà, a darci cioè quanto chiediamo con fede nella preghiera. Esattamente quello che Gesù dice alla mamma che l'invoca: «Avvenga per te come desideri». La donna Cananea che incontriamo nel vangelo odierno è uno splendido esempio di preghiera fervida ed appassionata e di fede limpida. L'esempio rifulge particolarmente perché ci viene offerto da una persona che viene dal paganesimo. È bello pensare che l'amore materno è talmente intenso e sacro che quasi naturalmente fa esplodere la preghiera e la fede migliori. Questa mamma che implora la guarigione della propria figlia «crudelmente tormentata da un demonio», la vediamo come un prototipo di tutte le mamme affrante per la salute fisica e spirituale dei propri figli. Ci induce a pensare alla Vergine Madre, addolorata ai piedi della croce. Ci fa ricordare che un granello di fede è sufficiente a spostare le montagne e a strappare autentici miracoli al Signore. Dobbiamo rivolgere una duplice invocazione a Cristo Gesù: «accresci in noi la fede» e «Signore, insegnaci a pregare».
«Abba Poemen disse: "Conosco un fratello a Scete che per tre anni digiunò di due giorni in due giorni, tuttavia non riuscì a vincere. Quando però lasciò stare il digiuno per due giorni interi e cominciò a digiunare solo fino a sera, ma con discernimento, allora riuscì a vincere". Quindi mi disse abba Poemen: "Mangia senza mangiare, bevi senza bere, dormi senza dormire, agisci con te stesso con discernimento, e troverai riposo"».
L'UMILTÀ Il sesto gradino dell'umiltà si sale quando il monaco si accontenta delle cose più povere e spregevoli e in ogni incarico che gli viene affidato si considera un operaio cattivo e indegno, facendo proprie le parole del profeta: «Sono stato ridotto a nulla e sono diventato uno stolto; davanti a te stavo come una bestia: ma io sono sempre con te» (Sal 72,22-23a Volg.).
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