preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gli antichi avevano sintetizzato le norme di giustizia nel famoso detto: “occhio per occhio, dente per dente”. E’ “la legge del taglione”, che mirava a rendere equa la pena in rapporto alla trasgressione commessa e proporzionata la reazione all’offesa ricevuta. Non era evidentemente espressione di amore. Gesù, sulla scia di quello che egli ha detto e fatto, in base al comandamento nuovo, c’invita ad una testimonianza eroica, fino a “perdere la faccia”, fino a privarci dell’indispensabile mantello e fino a percorrere volentieri miglia di strada anche con il nemico, pur di ricondurlo sulla Via. Questa è la strada per spegnere ogni focolaio di odio del mondo in fiamme, così il cristiano imita realmente Cristo, deriso e schiaffeggiato, angariato dai suoi nemici, spogliato delle sue vesti e condotto sulla dura via del Calvario. Siamo invitati a valutare sapientemente, alla luce di questo Vangelo e a guardare con l’occhio della fede le apparenti sconfitte, che, inevitabilmente accompagnano la vita dei fedeli di Cristo. Capita di frequente che gli eventi che vengono comunemente ritenute sciagure, sono per noi fonte di meriti, annunci di salvezza e autentica testimonianza cristiana. Siamo qui di passaggio e anche se ci piace la terra non siamo nemmeno di immaginare le meraviglie che il Signore ha preparato per ciascuno di noi nella Casa del Padre.
Si lamentò il monaco Giovanni al padre spirituale: quando eravamo a Scete la nostra principale occupazione era quella dell'anima, mentre il lavoro manuale era un'occupazione secondaria. Ma ora il lavoro dell'anima e divenuto secondario e il lavoro secondario è divenuto il principale che oscura Dio.
IL PRIORE DEL MONASTERO Se il priore si mostra vizioso o, dominato dalla vanagloria, monta in superbia o disprezza apertamente la santa Regola, sia ammonito a parole fino alla quarta volta; se non si corregge, sia sottoposto alla punizione della disciplina regolare. Se neppure così si sarà corretto, allora sia tolto dall'ufficio di priore e al suo posto si metta un altro che ne sia degno. E se in seguito non starà quieto e obbediente in comunità, sia anche cacciato dal monastero. Però l'abate ricordi che di tutti i suoi giudizi dovrà rendere conto a Dio: non succeda che il fuoco dell'invidia o della gelosia gli bruci l'anima.
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