preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Nella prima lettura si conclude la riflessione sulla “solidarietà” di Gesù con il genere umano, con ciascuno di noi. Per due volte in poche righe si ribadisce che Egli ha condiviso la nostra condizione fino alla morte con lo scopo di liberarci dalla paura della morte. Gesù, perciò, può capire e aiutarci a noi, che continuiamo il nostro cammino in mezzo alle vicissitudini, spesso non facili della nostra vita. Quindi siamo chiamati a fissare lo sguardo su di Lui per essere come lui, fedeli a Dio e misericordiosi verso i fratelli. Il Signore è fedele al suo patto. Infatti Egli è il segno per eccellenza del fatto che Dio ci ama e non ci abbandona, e anche in mezzo alle tempeste della vita, possiamo lodarlo e ringraziarlo. Ecco perché il Vangelo di oggi, ci racconta la guarigione della suocera di Simone, dice infatti il testo: “Gesù, uscito dalla sinagoga, si recò subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei”. Come è bello questo ‘incipit’ che collega la sinagoga alla casa di Pietro. È un po’ come dire che la fatica più grossa che noi facciamo nell’esperienza di fede è ritrovare la strada di casa, della quotidianità, delle cose di ogni giorno. Troppo spesso la fede sembra rimanere vera solo nelle mura della parrocchia, ma non si collega con le mura della propria famiglia. Normalmente si intera in chiesa per pregare e si esce per amore, per testimoniare. È però inevitabile, nel caso di Gesù, che tutto questo abbia come risultato una sempre e più grande fama, con la conseguente richiesta di guarire i malati. Ma egli però non si lascia “imprigionare” solo in questo ruolo. Egli è venuto soprattutto per annunciare il vangelo: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». Anche noi siamo chiamati innanzitutto ad annunciare il Vangelo. Amen!
Si sa che se qualcuno prende in mano dell'olio per ungere un infermo prima ne gode lui stesso. La stessa cosa con avviene nella preghiera di intercessione.
VARIE SPECIE DI MONACI E LORO VITA La terza specie di monaci, detestabile sotto ogni punto di vista, è quella dei sarabaiti; i quali, non provati da alcuna regola né educati dall'esperienza come oro nella fornace, ma resi molli come piombo, mentre con le loro opere restano fedeli al mondo, mostrano con la tonsura di mentire a Dio. Essi, a due a due, a tre a tre, o anche da soli, senza pastore, chiusi non negli ovili del Signore ma nei propri, hanno per legge l'appagamento dei loro desideri; poiché tutto ciò che pensano o scelgono lo dichiarano santo, e ciò che non vogliono lo ritengono illecito.
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