preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù allora gridò a gran voce: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato». Il grido sgorga dall'intensità dell'amore, dall'importanza del messaggio che si sta per annunciare, dal desiderio vivo di farsi ascoltare da tutti. È un grido che deve giungere, per la sua urgenza, fino a noi e che va accolto da tutti con la migliore disposizione. Cristo è l'icona del Padre e la fede, che egli reclama per la sua persona, riguarda lo stesso Padre celeste. Credere e vedere, vuol dire vedere con la fede la persona del Figlio, accogliere il suo messaggio per credere nel Padre. Il faro che illumina è la stessa persona del Cristo, che si proclama luce del mondo e motivo e fonte determinante della fede. Lo stesso evangelista Giovanni nell'annunciare l'incarnazione del Verbo nel Prologo al suo vangelo, dice: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta». Preferire le tenebre alla luce è il peccato del mondo, è il rifiuto di Cristo: si brancola nel buio e ci si perde nell'errore, ci si ritrova impastocchiati di male e si teme ancora di lasciarsi illuminare e così il buio e il male finiscono per convivere stabilmente con noi. Sono i fenomeni che segnano i momenti peggiori della storia, spesso, come accade ai nostri giorni, camuffati da un apparente benessere, che illude e neanche sfiora le fibre interiori dell'anima. Così ci appare evidente come possano convivere illusioni di felicità e profondo malessere interiore. A luci spente non si è più in grado di sperare la salvezza e lo stesso Cristo ci appare più come giudice del mondo che portatore di salvezza. Per questo egli ci ripete: «Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo!. L'eventuale condanna non sgorgherà da un giudizio, ma sarà la triste inevitabile conseguenza di un colpevole rifiuto. Occorre ancora la luce radiosa di Cristo per accorgersi e rimediare sapientemente ai nostri assurdi, ai mali che si annidano dentro il buio del nostro animo. La fede, dono di Dio, se non alimentata ogni giorno, si spegne lentamente come lampada senz'olio. Già nel giorno del nostro battesimo ci viene data una candela, simbolo della fede e la Chiesa raccomanda di farla ardere in continuità per tutta la vita e di non farla mai spegnere. Anche San Paolo raccomandava ai primi fedeli di non spegnere lo Spirito, ma di sondare con quella luce le profondità e la ricchezza dell'amore divino. Ravviviamo in noi questa fede, ravviviamo lo spirito. Incamminiamoci verso il bene, il bello, verso la verità tutta intera.
Abba disse: Malvagità non caccia affatto malvagità; se uno ti ha fatto del male, tu fagli del bene, per distruggere la sua malvagità con le tue opere buone.
COME DEVONO ESSERE ACCOLTI GLI OSPITI Tutti gli ospiti che sopraggiungono siano accolti come Cristo, poiché egli dirà: «Ero forestiero e mi avete ospitato» (Mt 25,35). E a tutti si renda l'onore dovuto, soprattutto ai fratelli nella fede (Gal 6,10) e ai pellegrini. Non appena quindi viene annunziato un ospite, subito gli vadano incontro il superiore e i fratelli con tutte le premure suggerite dalla carità; prima si preghi insieme e poi ci si scambi il segno della pace. Questo bacio di pace appunto non sia mai dato prima di aver pregato insieme, per evitare le illusioni diaboliche. Nel modo stesso di salutare si dimostri la più grande umiltà verso tutti gli ospiti che arrivano o che partono: col capo chino o con tutto il corpo prostrato a terra si adori in essi Cristo, perché è lui che viene accolto.
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