Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 19 dicembre 2021

A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

Oggi all’espressione di gratitudine e di splendida fede di santa Elisabetta tutti noi ci uniamo, si unisce tutta la Chiesa; siamo in trepida attesa di un evento, di una nascita, della nascita del Figlio di Dio, della sua venuta tra noi. Ed ecco nel percorso verso il Natale l’apparire gioioso della Madre, già solerte ed operosa, che sparge lo Spirito di cui e ricolma e scala la montagna per prestare aiuto alla mamma del Battista. Madre e Figlio scalano il monte e iniziano insieme la “missione”; l’annuncio che ci rivela il compiersi della redenzione. L’"Eccomi" di Maria diventa operativo; l’umile ancella del Signore, diventa la serva di Elisabetta: lei, al saluto della Vergine, al fremito dello Spirito, avverte nel suo ventre il lieto sussulto del futuro Giovanni Battista. Cominciamo già prima della nascita di Gesù ad intravvedere i percorsi e l’espandersi della missione salvifica del Figlio di Dio incarnato, con i misteriosi intrecci umano-divini. Intrecci che ci coinvolgono personalmente e che sollecitano la nostra preghiera: quanto più si avvicina il grande giorno della nostra salvezza, tanto più deve crescere il nostro fervore, per celebrare degnamente il mistero della nascita del Figlio di Dio. Con la Luce dello Spirito che alimenta e accresce la nostra fede dobbiamo fare nostra la beatitudine della Vergine: Beata sei tu, Vergine Maria, perché hai creduto alla Parola del Signore; anche noi beati con Lei perché abbiamo creduto, perché anche in noi si compie la promessa del Signore. Viene per tutti noi il santo Natale!


O Radice di Iesse,
che t'innalzi come segno per i popoli:
vieni a liberarci, non tardare.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Si lamentò il monaco Giovanni al padre spirituale: quando eravamo a Scete la nostra principale occupazione era quella dell'anima, mentre il lavoro manuale era un'occupazione secondaria. Ma ora il lavoro dell'anima e divenuto secondario e il lavoro secondario è divenuto il principale che oscura Dio.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL PRIORE DEL MONASTERO

Se il priore si mostra vizioso o, dominato dalla vanagloria, monta in superbia o disprezza apertamente la santa Regola, sia ammonito a parole fino alla quarta volta; se non si corregge, sia sottoposto alla punizione della disciplina regolare. Se neppure così si sarà corretto, allora sia tolto dall'ufficio di priore e al suo posto si metta un altro che ne sia degno. E se in seguito non starà quieto e obbediente in comunità, sia anche cacciato dal monastero. Però l'abate ricordi che di tutti i suoi giudizi dovrà rendere conto a Dio: non succeda che il fuoco dell'invidia o della gelosia gli bruci l'anima.


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