preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Iniziamo oggi la seconda parte del Tempo di Avvento. Quella che deve prepararci alla venuta del messia nella vera carne umana. E iniziamo proprio da questo, dalle sue origini... E’ un desiderio innato nell’uomo ricercare le proprie origini. Diventa un tormento quando questa ricerca diventa vana per chi ha perso il susseguirsi degli eventi della propria vita. Anche per il Signore è stata necessaria stendere una genealogia, anzitutto per provare che la sua origine risale a Davide, alla cui discendenza era promesso un regno eterno, non tanto materiale, come disse Gesù a Pilato: Il mio regno non è di questo mondo. Però sono re: per questo sono venuto. In questa genealogia compaiono anche quattro donne e diversi personaggi, qualche volta non così integri nei costumi, come la grandezza del loro discendente secondo la carne, avrebbe richiesto. Possiamo vedere in questo fatto annunziata l’universalità della salvezza, dal momento che esse, le donne, non sono ebree, ma anche l’insegnamento che Colui che veniva per redimere l’uomo dal peccato non rifiuta di discendere da uomini e donne peccatori. E inoltre ci ammonisce di non vergognarsi dei nostri progenitori, anche se non sono stati stinchi di santi. Mèritano il nostro grazie e rispetto anche solo per averci dato la vita. D’altra parte Gesù, figlio di Dio che come Uomo è discendete di Davide merita una genealogia che risale fino ad Abramo, il patriarca delle promesse. E’ costume degli Ebrei, come troviamo in molti luoghi dell’Antico Testamento, premettere al nome di qualche personaggio importante per la loro storia, una genealogia fino alla quarta e quinta generazione. Nel Nuovo Testamento siamo in possesso della genealogia di Gesù, la sola importante.
Disse il padre Elia, il diacono: "che cosa può il peccato dove vi è il pentimento? A che giova l'amore dove c'è orgoglio?".
IL PRIORE DEL MONASTERO Da qui derivano invidie, contese, maldicenze, rivalità, dissensi, disordini; e mentre l'abate e il priore sono in disaccordo, è inevitabile che le loro anime si trovino in pericolo a causa di questo dissidio, e che i loro sudditi, parteggiando per l'uno o per l'altro, vadano in perdizione. La responsabilità di un simile rischio ricade anzitutto su coloro che hanno provocato un tale disordine.
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