preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Questa è la notizia! Risuona insistentemente in tutta la liturgia di questa terza domenica di Avvento, ma indubbiamente è un motivo costante che dovrebbe sgorgare dalla nostra fede, dalla certezza che la nostra vita non è mai un percorso soltanto faticoso e spesso solitario, ma Dio è sempre con noi: Quando poi nel percorso liturgico si approssimano gli incontri e i momenti di un evento speciale, l’invito diventa insistente. Ecco perché oggi San Paolo lancia ripetutamente il suo invito: “rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo”. Nella orazione chiediamo: “Guarda, o Padre, il tuo popolo, che attende con fede il Natale del Signore, affinché possa celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza”. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. Nel Vangelo appare oggi la figura profetica di Giovanni Battista: egli invita alla conversione e addita e annuncia il Messia, l’agnello di Dio. La risposta degli ascoltatori: «Che cosa dobbiamo fare?». Questa dovrebbe essere anche la nostra risposta, considerando quanto ci viene detto e offerto. La gioia promessa, la vera gioia diventa piena e partecipata soltanto quando all’ascolto facciamo seguire la nostra conversione. Consapevoli del Dono, diventiamo operatori di verità e di carità. Prendiamo coscienza della gratuità dell’Amore e di conseguenza ci sentiamo obbligati ad amare il Signore e in Lui il nostro prossimo. Il ricordo del nostro Battesimo rinnovi in noi l’impegno ad essere coerenti con le promesse e impegnati ad essere testimoni fedeli e coerenti.
L'abba Isaia rispose alla domanda: "Che cos'è l'amore del denaro?». "È il non credere che Dio si prenda cura di te, il disperare delle sue promesse, e il voler farti grande da solo".
L'ELEZIONE DELL'ABATE Colui che è stato costituito abate pensi sempre quale peso si è assunto e a chi deve rendere conto della sua amministrazione (Lc 16,2); e sappia che deve più giovare che dominare. Per questo bisogna che egli sia dotto nella legge divina, perché sappia da dove trarre insegnamenti nuovi e antichi (Mt 13,52); sia casto, sobrio, misericordioso, umile, e sempre faccia prevalere la misericordia sulla giustizia (Gc 2,13), per ottenere lo stesso anche lui.
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