preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
È duro il linguaggio che Gesù usa per invitare i suoi e tutti noi a seguirlo in modo totale: egli esige un superamento radicale da ogni legame terreno, anche dagli affetti più spontanei. Arriva a dirci che dobbiamo avere una interiore disposizione a dare perfino la nostra vita, se questa ci è richiesta, come testimonianza di fedeltà a lui. Per nostra fortuna abbiamo esempi luminosissimi ed innumerevoli di sante e santi, di martiri e di eroi di Dio, che con tutta la loro vita, hanno testimoniato la loro completa dedizione al Signore. Possiamo dunque dedurre, alla luce della storia, che la radicalità evangelica, per quanto difficile, è comunque praticabile, con la forza della fede, l'intensità dell'amore a Dio e soprattutto con la sua grazia. Sono, per grazia di Dio, ancora tanti e tante a lasciare tutto per seguire Cristo ed affermare concretamente il suo primato. Nonostante la crisi di vocazioni religiose e sacerdotali, sono ancora migliaia nel mondo le persone che, sulla scia dei primi discepoli e sull'esempio di Cristo, obbediente, povero e casto, lasciano tutto, ma veramente tutto, per dare la vita a lui. Il materialismo, il consumismo, la brama dei beni terreni, distolgono ai nostri giorni dalla sequela del Signore: ci vogliono fede e coraggio non comuni per lasciare tutto ciò che il mondo può offrire, cèdere volontariamente ad una povertà totale e sperare solo nei beni futuri. Il mondo ha comunque urgentissimo bisogno di esempi chiari di distacco dalle cose materiali e di una visione più spirituale della vita. È il ruolo a cui il Signore ha chiamato i monaci e tutta la schiera dei consacrati.
Dicevano dell'Abba Agatone che si mise per tre anni una pietra in bocca, finché non imparò a tacere.
IL LAVORO MANUALE QUOTIDIANO Soprattutto è necessario incaricare uno o due anziani, i quali facciano il giro del monastero nelle ore in cui i fratelli devono dedicarsi alla lectio divina, per vedere se per caso non ci sia qualche fratello accidioso che si dà all'ozio o alle chiacchiere e non è intento alla lettura; e così non solo è inutile a se stesso ma distrae anche gli altri. Se lo si trovasse - non sia mai! - un tipo così, lo si rimproveri una prima e una seconda volta; se non si corregge, sia sottoposto alla disciplina regolare con tale severità che gli altri ne abbiano timore. Né un fratello si intrattenga con un altro nelle ore non permesse.
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