Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Lunedì 16 agosto 2021

La vera ricchezza.

Il passo dal libro dei Giudici, la cui lettura inizia oggi e si protrarrà per quattro giorni, narra le vicende del popolo di Israele nella terra di Cànaan. Esso si contàmina con gli idoli delle popolazioni indìgene tanto da provocare l'ira del Signore. Benché Dio susciti degli uomini (i giudici) che richiamano al rispetto dell'alleanza, gli Israeliti non tramandano più la fede dei loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore (cf v. 17). La fede è una "memoria", che si trasmette e richiede sì coloro che annunciano, ma anche chi ascolta e accoglie. Lapalissiano, viene da dire! Vero, ma non sempre esistenzialmente consequenziale, anche quando si hanno tutte le buone disposizioni. Il racconto evangelico, ad esempio, esprime una situazione del genere. C'è un giovane che si accosta a Gesù pieno di entusiasmo, per ricevere una parola di salvezza. È, da quello che si arguisce e da ciò che dice, un pio israelita, distante quindi dai comportamenti di infedeltà visti nella prima lettura. Egli vuole la vita eterna, la ricerca nell'osservanza della legge, ma l'insoddisfazione lo conduce al rabbì di Nàzareth. Però la risposta che ne riceve lo colma di tristezza. Questa consiste in una richiesta radicale, in una spogliazione totale da ciò che "quel tale" possedeva. Ascoltare e accogliere non sono la medesima cosa. Ci si può dedicare alla preghiera, alla lectio divina, a pratiche di pietà, si può anche essere moralmente e "religiosamente" osservanti, ma se alla base non c'è un atteggiamento di povertà esistenziale, una coscienza della grandezza e provvidenza di Dio che ci sostiene, "perché egli sa di cosa abbiamo bisogno", non si è pronti a possedere le ricchezze dell'alleanza con Dio. Israele, nel libro dei Giudici, benché arrivato nella terra promessa (compimento dell'alleanza), non riesce a gustarne i frutti, così ciascuno di noi, può credere di essere nel Regno di Dio, come spesso ci sentiamo dire, ma non riuscire a viverlo in pienezza: i vari idoli impediscono di usufruirne.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Qualunque immagine appaia, colui che la vede non cada in trepidazione, ma piuttosto interroghi con sicurezza dicendo dapprima: "Chi sei tu e da dove vieni?"... Se si tratta di una potenza diabolica, subito si indebolirà vedendo un animo sicuro e vigoroso.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il secondo gradino dell'umiltà si sale quando uno, non amando la propria volontà, non si compiace di soddisfare i suoi desideri, ma imita con i fatti quella parola del Signore che dice: «Non sono venuto a fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 6,38). E similmente la Scrittura dice: «La volontà propria merita la pena, mentre la costrizione procura il premio». Il terzo gradino dell'umiltà si sale quando uno per amor di Dio si sottomette al superiore in tutta obbedienza, imitando il Signore di cui dice l'apostolo: «Si è fatto obbediente al Padre fino alla morte» (Fil 2,8).


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