Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 12 agosto 2021

Quante volte bisogna attraversare il Mar Rosso?

Il racconto dal libro di Giosuè ripropone la pagina certamente più epica del passaggio del Mar Rosso. Infatti, qui gli Israeliti si trovano "solo" a guadare un fiume, ma esso è il confine che li divide dalla terra promessa e dunque riveste un'importanza fondamentale per la storia di questo popolo disperso per tanti anni nel deserto. Le cose non saranno state di certo così facili, la convivenza e/o lo scontro con altre popolazioni indigene avranno senz'altro portato delle integrazioni a scapito della purezza della fede, oppure delle lotte per salvaguardarne l'integrità. Ma tutto questo ci dice ancora una volta che quella del credente è una vita in cui bisogna ricominciare sempre da capo, in cui occorre attraversare mari (o fiumi) che ci fanno agognare la "terra promessa". È insomma un essere "gettati" senza sicurezze nel grande mare dell'avventura con Dio che ci provoca a scoprire sempre nuovi orizzonti, a dirigerci verso mete inesplorate, ad osare di continuo senza farci troppe domande. È il medesimo procedimento che dovremmo applicare per il perdono cristiano, così come è espresso nel vangelo. Anche questa maniera essenziale di "esserci" del cristiano, si sostanzia come una magnifica avventura, in cui si è chiamati, non solo a dare il perdono, ma ad essere segno del medesimo perdono di cui ognuno di noi è stato fatto oggetto da parte di Dio. Il perdono, però, non è qualcosa che si improvvisa dall'oggi al domani, ma cresce con il crescere della consapevolezza di essere stati amati prima di tutto noi dal Signore. E queste possono risuonare ancora una volta come belle espressioni prive di qualsivoglia contenuto. E di nuovo occorre sottolineare come il cristianesimo si vive sulla propria pelle, facendone esperienza, non è cioé un espressione intellettuale o cultuale. E' esperienza di vita. Concreta. Viva. D'ogni giorno...


A BASSANO ROMANO: SAN GRATILIANO MARTIRE
Patrono del Paese, soll.

LETTURE: Sap. 3,1-9; Sal. 15; Gc. 1,2-4.12; Mt 10, 28-33
«Gesù disse ai suoi discepoli: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna». In queste parole è racchiusa la motivazione che hanno indotto e inducono i martiri a subire ogni tortura sino alla morte L'Apostolo Giacomo ribadisce lo stesso concetto quando scrive: «Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano». Coronare la vita significa spenderla nel modo migliore possibile, conseguire il premio promesso di gran lunga più prezioso della vita e dei giorni che potremmo ancora godere quaggiù. Dice ancora il Signore: «Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?». Il calcolo dei valori e l'intelligenza della fede consente ai martiri di fare le loro scelte eroiche. È però la stessa fede che deve guidarci tutti i giorni della nostra vita. Con quella stessa luce dobbiamo affrontare le inevitabili prove che tutti, in modi diversi ma tutti dobbiamo subire. O ci lasciamo illuminare dalla fede o ci condanniamo ad una lotta assurda contro le avversità che non potremmo mai evitare e sconfiggere. La vera vittoria è proprio quella dei gloriosi martiri e di tutti i Santi che hanno amato la sofferenza perché vista come strumento di meriti e vera gloria. Entrano in gioco il tempo e l'eternità, la vita presente e la vita futura, i beni di questo mondo e quelli ultraterreni, la vita e la morte. La potenza del mondo e la fragilità dei credenti si affrontano e si confrontano con un esito apparentemente scontato, ma viene letteralmente capovolto al cospetto di Dio. È determinante quindi la fede e l'abbandono, non sempre facile, in Dio, è indispensabile la luce dello Spirito Santo e la grazia divina che ci sostiene nelle nostre scelte quotidiane.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Discernimento

«Un anziano disse: "Non fare niente prima di aver esaminato il tuo cuore per vedere se ciò che stai per fare è secondo Dio"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'UMILTÀ

Il primo gradino dell'umiltà si sale quando, avendo sempre davanti agli occhi il timor di Dio, si fugge nel modo più assoluto la dimenticanza; ci si ricorda sempre di tutti i comandamenti di Dio e si medita continuamente nel proprio cuore come cadano nella geenna per i loro peccati quelli che disprezzano Dio e come la vita eterna sia preparata per quelli che lo temono; e, guardandosi ogni momento dai peccati e dai vizi di ogni genere, cioè dei pensieri, della lingua, degli occhi, delle mani, dei piedi, della volontà propria, nonché dai desideri della carne, ci si affretti ad amputarli.


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