Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Domenica 11 luglio 2021

Una missione per sempre.

Oggi ricorre la festa di uno dei Patroni d'Europa, San Benedetto abate. E, visto che quest anno cade di domenica il calendario liturgico dà precedenza al giorno del Signore e omette la festa. Ma per noi benedettini, questa di oggi è una solennità. Pertanto noi e tutto l'Ordine benedettino lo ricorderemo San Benedetto, grande santo al quale l'Europa, per davvero, e in tanti ambiti, non soltanto spirituali, gli dovrebbe essere grata. Per la Vostra comodità però vi proponiamo il commento alle letture della quindicesima domenica del tempo ordinario, chiedendo di non omettere il ricordo di San Benedetto e specialmente il suo motto: "Ora et Labora", attuale ieri, oggi e in futuro.
Così leggiamo nel vangelo: "In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri". L'eco forte e misterioso di quella prima chiamata, l'invito ad "andare" risuona ancora perenne e pressante nel mondo di oggi, nella Chiesa di Cristo. Noi, gli inviati di oggi, abbiamo bisogno più che mai del potere sugli spiriti immondi. Abbiamo bisogno noi per primo di interiore e totale purificazione, dobbiamo poi affrontare e disinfestare i vasti inquinamenti del mondo. La povertà dei primi ancora ci accompagni e non solo perché, fedeli al mandato, muniti di un bastone da viaggio, non facciamo riserve né di pane, né di sacca, né di denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche", ma anche perché la nostra forza sgorga soltanto da Colui che ci invia e dal divino Messaggio che abbiamo da annunciare e testimoniare. Se scelti da nulla non lo dobbiamo a noi stessi: "Egli ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità, predestinandoci ad essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato". Nonostante la scelta di predilezione, nonostante il fatto che è Lui, il Signore, ad inviarci, nonostante abbiamo da dire la Verità e il compito di sanare e di guarire, nonostante che nel suo nome ci presentiamo al mondo, dobbiamo attenderci non una festosa accoglienza, non il plauso e successo, non conversioni a fiume, tutt'altro! Da Amos a Papa Francesco, in tutte le epoche, dovunque nel mondo, potremmo ancora sentirci ripetere: "Vattene, veggente, ritìrati nella tua terra...". Sì, i nemici vorrebbero segnare un ambito alla Chiesa e ai suoi ministri, un ambito minimo e lì relegarci in silenzio! È continuo il tentativo di imbavagliare la Chiesa. Lo strepito del male non vuole essere disturbato. Non vuole interferenze. Noi però non possiamo tacere. «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini»: non possiamo disattendere il mandato che Cristo stesso ci ha affidato; non possiamo tacere neanche dinanzi alle minacce e alle persecuzioni. Anzi quando il male dilaga la nostra voce deve diventare un grido. Iniziamo però dalla testimonianza, seria e verace, dalla testimonianza della nostra vita. E' facile infatti pronunciare sentenze senza però constatare sulla propria pelle quanto costano sacrifici e sforzi di essere cristiani nel mondo di oggi... Con l'aiuto di Dio possiamo fàrcela.


Per l'Ordine benedettino: San Benedetto Ab. Soll.

Letture:
1L - Prov 2,1-9; Ps 33 vel Ps 15;
2L - Eph 4,1-7.11-13 vel Col 3,12-17;
Ev - Lc 22,24-27 vel Mt 5,1-12 vel Mt 19,27-29 vel Io 15,1-8 vel Io 17,20-26.

Commento dell'anno scorso: Cercare Dio e metterlo al primo posto.

Apoftegmi - Detti dei Padri

Beati quelli che sanno ridere di sé: non finiranno di divertirsi!


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

VARIE SPECIE DI MONACI E LORO VITA

È noto che quattro sono le specie di monaci. La prima è quella dei cenobiti, cioè di coloro che vivono in monastero, militando sotto una regola e un abate. La seconda specie è quella degli anacoreti o eremiti; cioè di coloro che, non per un fervore da principianti nella vita monastica ma per un lungo tirocinio in monastero, resi ormai esperti con l'aiuto di molti, hanno imparato a combattere contro il diavolo e, ben addestrati, attraverso la lotta sostenuta insieme ai fratelli, per il combattimento da soli nell'eremo, sono ormai capaci, senza il conforto di altri ma unicamente con mani e braccia proprie, a lottare sicuri, con l'aiuto di Dio, contro i vizi della carne e dei pensieri.


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