preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il tema del Vangelo odierno è quello della testimonianza dello Spirito Santo e dei discepoli a Cristo Risorto. La testimonianza che Gesù ha reso a se stesso durante la vita con le parole e con le opere continuerà ora ad opera dello Spirito Consolatore e dei discepoli. La testimonianza dello Spirito Santo consisterà nell'annunzio evangelico che: "Dio ha tanto amato il mondo da sacrificare il suo Figlio unigenito, affinché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Ma anche i discepoli renderanno testimonianza a Gesù: questa è l'ultima consegna lasciata loro dal Risorto al momento dell'ascensione. E tuttavia anche la loro testimonianza sarà sostenuta dalla grazia dello Spirito Santo, il quale suggerirà loro, nel momento della prova, le parole più convenienti. Gesù parla dello Spirito come consolatore, e nel medesimo tempo, ci predìce che questo consolatore ci spingerà a dare testimonianza che ci procurerà persecuzione. "Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi cacceranno fuori dalle sinagoghe". Questa apparente contraddizione della vita cristiana si chiarisce soltanto se noi da veri credenti, ricordiamo che la nostra consolazione è sostanzialmente quella di avere una identità di vita con il Cristo. Questa è la consolazione del cristiano: scegliere e amare come Cristo ha scelto e amato, vivere in lui la comunione con il Padre e lo Spirito, non senza incontrare ostacoli e difficoltà. La testimonianza cristiana, anche senza parole, è impegno di tutti i giorni e fa parte dell'opera di evangelizzazione che ci spetta come membri della Chiesa. Facciamo tutto questo con gioia, sapendo che non siamo mai lasciati nella nostra solitudine, perché nel santuario più inviolabile della nostra intimità, abbiamo la compagnìa dello Spirito di Gesù, che è la sua presenza continua tra di noi.
L'Abba Pastor disse: Se una cassa piena di abiti viene abbandonata per lungo tempo, gli abiti contenuti in essa marciscono; così sono anche i pensieri nel nostro cuore. Se non li metteremo in atto concretamente, nel tempo si deformeranno e marciranno.
L'ORATORIO DEL MONASTERO L'oratorio deve essere ciò che il suo nome significa; null'altro perciò vi si faccia o vi si deponga. Terminato l'Ufficio divino, tutti escano nel più assoluto silenzio con gran rispetto a Dio; di modo che se un fratello volesse continuare a pregare da solo, non ne sia impedito dall'altrui importunità. Ma anche in altri momenti, se qualcuno desidera pregare in segreto da solo, entri semplicemente e preghi, non a voce alta ma con lacrime e fervore di cuore. Perciò, a chi non si comporta in questo modo non sia permesso rimanere nell'oratorio quando è terminato l'Ufficio divino, come abbiamo detto, perché gli altri non siano disturbati.
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