preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Siamo sempre liberi di scegliere, ma anche il Signore è libero di proporsi in modo forte e decisivo quando il cuore si indurisce. Non possiamo riconoscerlo subito se non comprendiamo più la Misericordia, se il linguaggio dell'amore diventa per noi indecifrabile, ma... ardiamo dal desiderio di sapere chi è che ci avvolge di calda luce e ci attrae così fortemente. Per soddisfare questa conoscenza dobbiamo accettare di essere presi per mano perché è davvero difficile 'vedere' nella sofferenza in cui vive un cuore irrigidito. Ci viene chiesto di attendere nella fede pregando incessantemente in un dialogo intimo e vivo con il Risorto che ci è vicino come ha promesso. Così vicino che, accostandoci alla mensa possiamo vederlo e mangiarlo, assimilarlo ed essere assimilati da lui per un meraviglioso mistero di fusione tra finito e infinito. Sant'Efrem dice: Ha trasferito "il genere umano nella casa della vita" perché "chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui". Allora sei la mia casa, o Signore, in Te amo rientrare quando l'affanno consuma la pace, quando la stanchezza affievolisce il passo, ma anche quando le tue creature mi danno gioia e il mio cuore si dilata in un mondo nel quale è stata vinta la morte. Per la tua Risurrezione, o Cristo, gioiscono i cieli e la terra; è l'inevitabile canto di lode della natura redenta dal tuo sangue che è donata e si dona in un circolo infinito di amore... "Venite, offriamo il nostro amore come sacrificio grande e universale, eleviamo cantici solenni e rivolgiamo preghiere a colui che offrì la sua croce in sacrificio a Dio per rendere ricchi tutti noi del suo inestimabile tesoro".
Abba Pambo chiese ad Abba Antonio: "Cosa dovrei fare?". L'anziano gli rispose: "Non confidare nella tua giustizia e non preoccuparti del passato, ma controlla la tua lingua e il tuo stomaco".
QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA Alla mensa poi chi non arriverà prima del versetto, in modo che tutti insieme dicano il versetto e preghino e tutti insieme poi si siedano a tavola, chi dunque non giungerà per negligenza o per cattiva abitudine, sia ripreso fino alla seconda volta. Se ancora non si emenderà, non lo si ammetta a partecipare alla mensa comune, ma, separato dalla compagnia dei fratelli, mangi da solo, privato anche della razione di vino, finché non abbia dato soddisfazione e non si sia corretto. Alla stessa pena sia sottoposto chi non sarà presente al versetto che si dice dopo il pasto.
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