preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Nella Veglia pasquale il triduo raggiunge il suo culmine sacramentale. Infatti nel nucleo più originale della Pasqua, questa veglia è come una sintesi di tutta la liturgia annuale, perché, attraverso una prolungata celebrazione della Parola e poi della Luce e dell'Acqua, ricupera tutta la ricchezza del simbolismo, che ci permette di accostarci realmente al mistero. L'introduzione della liturgia della luce (benedizione del fuoco e del cero pasquale) con il canto dell'Annuncio della resurrezione, ci introduce nella nuova ed eterna alleanza ricostituita fra Dio e l'umanità in Cristo Gesù. La luce è la prima opera della creazione. Ora dal fuoco-luce si accende il cero pasquale, simbolo della luce di Cristo, luce che ha attraversato le tenebre del mondo, della storia e del peccato. La storia della salvezza viene rievocata a tappe nelle letture bibliche in chiave pasquale. La creazione diviene ora ricreazione dalla risurrezione del Signore. Il sacrificio di Abramo è figura del sacrificio di Cristo, vero agnello che toglie il peccato del mondo. L'alleanza, figura nuziale fra Dio e il popolo, è destinata ora a divenire una comunità di discepoli con il Signore. La benedizione dell'acqua del fonte, che richiama il compimento di tanti riferimenti biblici, ci prepara alla celebrazione del Battesimo, o almeno alla rinnovazione dei nostri impegni battesimali. Cristo è risalito dalle acque della morte come noi risorgeremo dal sepolcro, divenuto come il seno materno, fecondo di vita nuova. La commensalità col Risorto diventa per noi il segno sacramentale più efficace per un cammino verso il nostro compimento.
Alleluia! Il Signore della vita è risorto. Come Simòn Pietro e l'altro discepolo corriamo anche noi verso quel sepolcro vuoto. Davanti ad esso è stata proclamata la grande rivelazione angelica alle donne, lì accorse per prime: "E' risorto! Non è qui!" La celebrazione eucaristica del Risorto ci invita a comprendere che l'oggetto della nostra fede non è solo "confessare con le labbra che Gesù è il Signore", ma anche a credere col cuore, che la salvezza, che proviene dal Risorto, passa attraverso questo memoriale della Pasqua del Cristo. Il Risorto ci ha donato la vita, ma ci comunica anche il potere di dare anche noi la vita ai fratelli per amore, a imitazione sua, "l'amore di Cristo ci spinge verso l'altro".
Un anziano diceva: «Fuggite l'amore che ispirano le cose periture perché passa con loro e perisce con loro».
SE TUTTI DEVONO RICEVERE IL NECESSARIO IN MISURA UGUALE Sta scritto: «Veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno» (At 4,35). Con questo non vogliamo dire che si facciano preferenze di persone - non sia mai! - ma che si tenga conto delle infermità dei singoli; così chi ha minori esigenze ringrazi Dio e non stia di malumore; chi invece ha maggiori necessità si umili per la sua debolezza e non si insuperbisca per l'attenzione che gli viene usata; e così tutte le membra saranno in pace. Soprattutto non compaia per nessuna ragione, in alcuna parola o altro gesto, il male della mormorazione. E se qualcuno sarà trovato colpevole di questo, sia sottoposto a una punizione molto rigorosa.
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