preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La folla che seguiva Gesù, è presentata come pecore che ascoltano la voce del pastore. Da lui possono attingere sicurezza, perciò lo seguono. "E Gesù, commosso, si mise ad insegnare loro molte cose". Ancora oggi Gesù può commuoversi ed insegnare, ma forse manca in noi la stessa disponibilità, la stessa sete di quella sicurezza divina, perché non lo cerchiamo assiduamente nelle cose del mondo troviamo le nostre forze. Non gli stiamo dietro per sentire dalla sua bocca parole di salvezza, preferiamo invece altro, ad esempio la televisione, i socialmedia, lo svago, tutto ma non sentire lui! Se lo cerchiamo con assiduità però, lui ci renderà perfetti con la sua parola onnipotente e creatrice, affinché possiamo compiere la sua volontà. Rischiamo anche di lasciarci sedurre da falsi pastori, che ci conducono, non a pascoli della vita e della grazia, ma in quegli inquinati e avvelenati del mondo e delle sue miserie.
Io non temo più Dio, lo amo. Perché l'amore caccia il timore.
L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI Facciamo quel che dice il profeta: «Ho detto: veglierò sulla mia condotta per non peccare con la mia lingua; ho posto un freno alla mia bocca mentre l'empio mi sta dinanzi; sono rimasto in silenzio, mi sono umiliato e ho taciuto anche di cose buone» (Sal 38,2-3 Volg.). Qui il profeta ci mostra che, se per amore del silenzio dobbiamo alle volte astenerci dai discorsi buoni, tanto più per la pena del peccato, dobbiamo evitare quelli cattivi. Pertanto, per custodire la gravità del silenzio, ai discepoli perfetti si conceda raramente il permesso di parlare, fosse pure di argomenti buoni, santi ed edificanti; poiché sta scritto: «Nel molto parlare non eviterai il peccato» (Pr 10,19); e altrove: «Morte e vita sono in potere della lingua» (Pr 18,21).
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