preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
A confronto con la ripetizione inefficace dei riti sacrificali della prima alleanza, l'autore della Lettera agli Ebrei sottolinea l'efficacia e unicità dell'offerta di Gesù che culmina nella sua esaltazione celeste. Si compie in tal modo la parola profetica di Geremìa sulla nuova alleanza, citata dall'autore sacro nella lettura. Essa è caratterizzata dall'interiorità del rapporto con Dio e dal perdono dei peccati. Infatti, nell'auto-donazione di Gesù, le radici stesse del peccato sono estirpate perché viene immesso nel cuore dei credenti lo stesso dinamismo di amore che ha trasfigurato la sua umanità. Mediante l'applicazione del testo di Geremìa - l'unico che parla di "nuova" alleanza - l'intera vicenda di Gesù viene inserita nel piano della rivelazione storica di Dio. In questo modo la fede cristiana, che riconosce in Gesù l'inviato di Dio, offre anche la chiave per rileggere nel loro significato profondo i testi dell'Antico Testamento. La missione di Gesù sulla croce viene svelata nella risurrezione quando viene trasformato dalla luce e dalla gioia di Dio. Gesù risorto è per noi il sacerdote che ci permette di essere trasformati anche noi da Dio. Egli ci lìbera dal buio e dalla paura. Egli ci rigènera fino a trovare la nostra felicità nell'immersione nel mistero luminoso di Dio. L'applicazione ecclesiale della parabola risponde all'interrogativo che circola all'interno della comunità: perché tanti, dopo l'ascolto della parola e l'inizio di un cammino cristiano, vengono meno e abbandonano l'impegno? Questo non dipende dall'inefficacia della parola di Dio che ha forza di crescere ovunque, ma dalla mancanza di fiducia e di perseveranza di quelli che ascoltano o l'accolgono con superficialità. Il seme invece va curato, va annaffiato, magari potato pure. Solo così potrà dare frutto.
Rimani nella tua cella ed essa ti insegnerà ogni cosa": così abba Mosè si rivolge al discepolo inquieto e tormentato dai cattivi pensieri.
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Non portare a compimento i moti dell'ira. Non riservarsi un tempo per sfogare lo sdegno. Non nutrire inganno nel cuore.
Non dare pace falsa. Non abbandonare la carità. Non giurare, per non correre il rischio di spergiurare. Dire la verità col cuore e con la bocca. Non rendere male per male.
Non fare torti e sopportare pazientemente quelli che si ricevono. Amare i nemici. Non maledire quelli che ci maledicono, ma piuttosto benedirli. Sopportare la persecuzione per causa della giustizia.
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