preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Il cuore di Dio è come cuore di un amico, come il cuore del padre. Il suo dono per eccellenza è lo Spirito: come lo ha donato senza misura al suo Unigenito Figlio, così lo dona a coloro che in lui hanno creduto. Lo dona come la vera «cosa buona», germe della realtà nuova e definitiva dell'uomo nuovo: essere figlio di Dio. A questo aspira anche inconsapevolmente ogni domanda dell'uomo. Con la nostra esperienza umana, a volte ci manca un pò di pazienza, qualche volta forse abbiamo qualche dubbio su quello che chiediamo a Dio nelle nostre preghiere. In tutto questo, mettiamoci la nostra fede, essa ci aiuterà e ci salverà.
Se fai il tuo lavoro manuale nella cella e viene l'ora della preghiera, non dire: «Finirò i miei ramoscelli e il piccolo cesto e dopo mi alzerò», ma alzati subito e rendi a Dio il debito della preghiera; diversamente prenderai a poco a poco l'abitudine di trascurare la tua preghiera e il tuo Uffizio e la tua anima diventerà deserta di ogni opera spirituale e corporale. Poiché è dall'alba che si mostra la tua volontà.
I FRATELLI INFERMI La cura degli infermi è da mettere prima di tutto e al di sopra di tutto, in modo che ad essi si serva davvero come a Cristo in persona, perché egli ha detto: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36); e ancora: «Quel che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40). Gli infermi, da parte loro, devono essere consapevoli che sono serviti in onore di Dio e non affliggere con eccessive pretese i fratelli che li assistono; tuttavia essi devono essere in ogni caso sopportati con pazienza, perché attraverso di loro si acquista una maggiore ricompensa. L'abate pertanto abbia la massima premura che i malati non siano trascurati in nessun modo.
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