preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Da alcuni giorni seguiamo il profeta Geremia nella prima lettura. Oggi sentiamo la profezia sulla guida del Popolo santo. «Il loro capo sarà uno di essi... Io lo farò avvicinare ed egli si accosterà a me. Poiché chi è colui che arrischia la vita per avvicinarsi a me? Oracolo del Signore». La liturgia di oggi suggerisce un raffronto tra questo oracolo sul capo del popolo di Dio, e la vocazione di Pietro. Infatti nel Vangelo di oggi vediamo Pietro che è ispirato a rischiare la vita per avvicinarsi a Gesù che camminava sul mare e Pietro ebbe l'ispirazione di dire: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque!»... «Pietro - dice il racconto - scendendo dalla barca si mise a camminare sulle acque»: era veramente rischiare la vita sulla parola di Gesù. Il pericolo si dimostrò davvero grave quando l'Apostolo cominciò ad affondare. Ci vuole coraggio a rischiare la vita per avvicinarsi al Signore, ma chi ha la vocazione di responsabilità nella Chiesa deve avere questo coraggio: se scende dalla barca sulla parola del Signore non deve temere, perché il Signore lo aiuterà. Pietro si impaurì e gridò: «Signore, salvami!». «E subito Gesù stese la mano, lo afferrò». Pietro era salvo. Però ricevette una lezione: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Rischiare la vita per avvicinarsi al Signore non provoca pericoli gravi, proprio perché il rapporto con lui è la salvezza e permette che la vita abbia fecondità apostolica. «Voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio», è la conclusione del brano di Geremia. Grazie a un capo che mette a rischio la vita per avvicinarsi al Signore, la relazione tra il popolo e Dio diventa stabile e salda. E' l'esempio di Geremia, è l'esempio di Pietro... ma è l'esempio per noi e per la nostra vita.
"Abba Abramo, discepolo di abba Agatone, chiese ad abba Poemen: 'Come mai i demoni mi combattono?'. 'Ti combattono i demoni? - gli dice abba Poemen - Non combattono contro di noi finché facciamo la nostra volontà; infatti le nostre volontà sono demoni, e sono esse che ci tormentano, fino a quando non le compiamo. Vuoi vedere con chi combatterono i demoni? Con abba Mosè e quelli simili a lui".
L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI Il principale contrassegno dell'umiltà è l'obbedienza senza indugio. Essa è propria di coloro che ritengono di non aver nulla più caro di Cristo; i quali, sia per il servizio santo a cui si sono consacrati, sia per il timore della geenna e la gloria della vita eterna, non appena dal superiore viene comandato qualcosa, come se l'ordine venisse da Dio, non sopportano alcun ritardo nell'eseguirla. Di questi il Signore dice: «Appena ha udito, subito mi ha obbedito» (Sal 17,45); e ai maestri dice: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16).
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