preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
E' la domanda che sembra legittima, rivolta dai farisei a Gesù. Con questa vogliono un segno per dimostrare visibilmente che Gesù sia il messia, quel messia che il Popolo d'Israele si aspettava, per il suo riscatto politico. Siamo ancora lontani dalla comprensione degli Ebrei che Gesù sia il Messia, il Figlio di Dio, venuto per redimere il peccato del mondo con la sua morte e resurrezione. Questa richiesta è la stessa che verrà poi rivolta a Gesù morente sulla Croce. Forse si può credere a Gesù, solo se lo si vede scendere dalla Croce per restaurare il regno davidico? In questa richiesta, per come è posta, si nasconde una sfiducia nell'operato stesso del Signore. La condanna di Gesù si riferisce proprio alla chiusura dei cuori dei suoi ascoltatori. Il Signore, per essere accolto, dovrebbe dimostrare la sua potenza, con eventi spettacolari ed incredibili. Noi invece, siamo capaci di leggere nei segni dei tempi, nei miracoli quotidiani, l'operare di Gesù - Messia, anche nelle piccole cose che ci sembrano poco importanti? Proviamoci...
Sforzati di entrare nella cella del tesoro che è dentro di te e vedrai quella che è in cielo: l'una e l'altra sono un'unica (cella), e per una sola porta le vedrai entrambe. La scala che conduce al Regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Tu immergiti in te stesso, (lontano) dal peccato, e lì tu troverai i gradini per i quali salire.
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Né chiuda gli occhi sui vizi dei trasgressori, ma appena cominciano a nascere li strappi fin dalle radici con tutte le forze, memore della triste fine di Eli, sacerdote di Silo (cf. 1 Sam 2,27-34). E i più docili e disponibili li riprenda a parole, ammonendoli una prima e una seconda volta; ma i malvagi, gli ostinati, i superbi e i disobbedienti li reprima con le battiture o altri castighi corporali sin dal primo apparire del vizio, sapendo che sta scritto: «Lo stolto non si corregge a parole» (Pr 29,19); e ancora: «Percuoti con la verga tuo figlio e lo strapperai dalla morte» (Pr 23,14).
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