preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La liturgia della solennità odierna ricorre al Libro dei proverbi per tessere l'elogio delle virtù del grande patriarca San Benedetto e per ricordarci che egli ha goduto per sé e ha trasfuso negli altri il dono della vera divina sapienza, sapienza che pone fede in costante ricerca del Signore e lo fa mettere al primo posto. Quasi parafrasando l'inizio del Prologo della sua Regola il passo bibblico di oggi ci ricorda che il vero saggio è sempre in atteggiamento di devoto ascolto per apprendere il sapere di Dio e soprattutto per conformarsi a Lui. Quello che San Benedetto chiede ai suoi monaci, l'"Ascolta!", egli per primo lo ha messo in pratica. L'ascolto si realizza nel silenzio ed è la porta regale che introduce alla buona e santa comunione con Dio e con il nostro prossimo. San Paolo elenca altre virtù monastiche e cristiane che hanno brillato particolarmente nella vita di Benedetto e che dovrebbero rifulgere in tutti i monaci ed essere praticate da ogni credente ciascuno secondo la propria vocazione: l'umiltà, la mansuetudine e la pazienza. Il brano evangelico dà la risposta per bocca di Gesù stesso all'interrogativo che San Pietro gli pone a nome di tutti coloro che come lui, nel corso dei secoli, hanno lasciato tutto per seguirlo: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono, della sua gloria, siederete anche voi sui dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele". E conclude il discorso del premio finale aggiungendo: Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna". Non è questo un premio esclusivo per i più stretti seguaci di Gesù: la vita eterna e il centuplo di quanto ognuno offre al Signore, anche un semplice bicchiere d'acqua dato in Suo nome, è promesso a tutti. Occorre convincersi però, come Gesù stesso ci ammonisce, che "Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà". È una esigenza inderogabile per seguire il Signore. Le ricerche e le astuzie umane hanno i loro miseri obiettivi, la ricerca di Dio conduce alla vita senza fine; in questo consiste il perdere e il salvare la propria vita.
Beati quelli che sanno ridere di sé: non finiranno di divertirsi!
VARIE SPECIE DI MONACI E LORO VITA È noto che quattro sono le specie di monaci. La prima è quella dei cenobiti, cioè di coloro che vivono in monastero, militando sotto una regola e un abate. La seconda specie è quella degli anacoreti o eremiti; cioè di coloro che, non per un fervore da principianti nella vita monastica ma per un lungo tirocinio in monastero, resi ormai esperti con l'aiuto di molti, hanno imparato a combattere contro il diavolo e, ben addestrati, attraverso la lotta sostenuta insieme ai fratelli, per il combattimento da soli nell'eremo, sono ormai capaci, senza il conforto di altri ma unicamente con mani e braccia proprie, a lottare sicuri, con l'aiuto di Dio, contro i vizi della carne e dei pensieri.
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