Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Sabato 27 giugno 2020

Io non son degno che tu entri sotto il mio tetto...

La liturgia della parola ripropone alla nostra considerazione le tragica condizione di Gerusalemme stretta d'assedio, distrutta dai nemici, con gli abitanti deportati in schiavitù a Babilonia. Sembra che ogni speranza di rinascita sia spenta: tanta è la desolazione. Ma noi sappiamo che anche da queste ceneri la potenza del Signore farà risorgere la vita... Segno di questa potenza ci viene offerto nella narrazione evangelica dove un centurione pagano testimonia una fede forte, certa, sicura, nella potenza del Signore Gesù, tanto da destare meraviglia: "Non ho trovato tanta fede in Israele!" E il servo del centurione viene immediatamente guarito. Noi abbiamo fiducia che anche le piaghe della nostra società saranno guarite. Ovunque tra la gente si odono lamentele: tutto va male, tutto va peggiorando. Chi potrà mettere rimedio a questa discesa, a questa continua perdita dei valori della vita, della pace tra i popoli, della persona umana, della famiglia, della fede?... Forse anche noi saremmo tentati di intonare le "lamentazioni"... Ma questo significa dimenticare che abbiamo con noi, nelle nostre chiese Colui che comanda alla malattia, alla febbre, alla infermità e tutti risana. Dinanzi alla presenza di questo nostro medico divino apriamo il cuore alla fiducia. Gli eventi storici del nostro tempo non sfuggono alla sua divina provvidenza. Fiducia quindi... e se ci sentiamo giù di corda, appressiamoci anche noi alla soglia della casa di Pietro per essere guariti.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse: "fare elemosine è comunque cosa buona: anche se si fanno per piacere agli uomini, si volgono poi in cosa gradita a Dio".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI SI OBBEDISCANO A VICENDA

Il bene dell'obbedienza deve essere praticato da tutti non solo verso l'abate, ma i fratelli devono anche obbedirsi vicendevolmente, persuasi che per questa via dell'obbedienza essi andranno a Dio. Riservata dunque la precedenza agli ordini dell'abate o dei superiori da lui costituiti - ai quali non vogliamo che si antepongano comandi privati - per il resto tutti i più giovani obbediscano ai più anziani con carità e premura. Chi si mostra riluttante a ciò, sia punito.


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