Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Martedì 12 maggio 2020

Vi do la mia pace.

Gesù prendendo congedo dai suoi, li saluta nella forma abituale: "Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace". Sulle sue labbra questo saluto assume un altro significato. Il mondo, con i suoi comuni saluti, non fa che augurare la pace; Gesù invece la dona, la comunica realmente. Inoltre la pace di Cristo è l'insieme di tutte le benedizioni messianiche della nuova alleanza. Gesù non dona una pace qualsiasi, ma la 'sua' pace. Per questo dice: "la mia pace". In primo luogo perché egli l'ha raggiunta e la raggiungerà attraverso la sua morte. In più, perché è un dono, e non un premio che essi abbiano meritato. Siccome il dono della pace che dà Gesù è lui stesso, a ragione possiamo chiamare Cristo 'nostra pace', come dice san Paolo. La pace di Dio è dono gratuito e scaturisce dal favore divino, cioè dall'amore del Padre e di Gesù per i suoi, che così sanno di essere amati e riconciliati con Dio. La pace di Cristo infonde nei credenti la lieta sicurezza della presenza permanente di lui per mezzo del suo Spirito: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate timore. Avete udito che vi ho detto: vado e ritornerò a voi". Ciò che adesso il Figlio dell'uomo deve affrontare è la prova tèsagli dal "principe di questo mondo". Giuda infatti si sta avvicinando come lo strumento del male supremo, che però non potrà avere il sopravvento. In fondo l'èsito di tale prova dolorosa è la dimostrazione concreta che Gesù ama il Padre e conduce a compimento, nonostante tutte le opposizioni, la missione che il Padre gli ha affidato. Ed anche i discepoli dovrebbero rallegrarsi, perché Gesù va al Padre, dal quale verranno a noi tutte le benedizioni con la sua pace. Penso che ci possa toccare in questo momento un interrogativo di fondo: l'idea di pace che alberga in noi, è quella di Cristo? La pace è essere in Dio per Cristo. Nel nostro rapporto con gli altri, vicini o lontani, dobbiamo chiederci quanto siamo attivi 'creatori di pace'? L'essere di Gesù, una pacificazione per noi davanti al Padre, passa un po' anche in noi?


Apoftegmi - Detti dei Padri

l'Abba Pastor raccontò che l'Abba Ammone aveva detto: C'è un uomo che per tutta la vita porta con sé una scure, ma non riesce ad abbattere un albero; ce n'è un altro che è abituato a tagliare alberi e con pochi colpi abbatte l'albero.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME DEVONO ESSERE ACCOLTI GLI OSPITI

Una volta ricevuti dunque, gli ospiti siano condotti alla preghiera; dopo, sieda con loro il superiore o un fratello da lui incaricato. Si legga in presenza dell'ospite la Parola di Dio per edificarlo; e poi gli venga usata ogni attenzione. Il superiore per riguardo all'ospite rompa pure il digiuno, a meno che non sia un giorno speciale di digiuno che non si può violare; i fratelli invece proseguano la consueta osservanza del digiuno.


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