Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)

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Commento alle Letture

Giovedì 07 maggio 2020

La Misericordia, nostra madre...

«In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone» (v.16). Per tuo dono, Signore, siamo quello che siamo: ci hai donato la vita, ci hai permesso di alzare gli occhi al cielo e di chiamare Padre chi è infinitamente più grande di noi... Siamo stati pensati e plasmati dalla Misericordia, ne siamo figli, eppure le somigliamo poco! La Misericordia si mette al servizio dell'uomo, perché lo ama, e con spontaneità e generosità parla al suo cuore. La Verità abita dove c'è la Misericordia; la pace regna dove alla Misericordia è lasciato lo spazio necessario per dilatarsi ed esprimersi liberamente; la luce illumina le menti quando la Misericordia è riconosciuta e accettata come realtà nella quale siamo immersi... Sì, siamo immersi in essa come quei piedi immersi nell'acqua purificatrice agitata dalle mani del nostro Signore, che non si è risparmiato di chinarsi per elevare la nostra dignità. Egli ci ha indicato più volte la beatitudine dei poveri ed umili di cuore, di coloro che come Lui, servono gratuitamente e mèritano di sperimentare la gioia profonda e liberatrice del dono di sé. Quel dono che si esprime anche in misericordia, ricevuta e donata.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Signore, metti l'arcangelo alla mia bocca perché io custodisca il mio cuore.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

L'OSSERVANZA DELLA QUARESIMA

Perciò in questi giorni aggiungiamo qualcosa al consueto debito del nostro servizio: preghiere particolari, astinenza da cibo o da bevanda; di modo che ciascuno di propria iniziativa offra a Dio, nella gioia dello Spirito Santo (1 Ts 1,6), qualcosa in più oltre la misura che gli è imposta: cioè privi il suo corpo di un po' di cibo, di bevanda, di sonno, di loquacità, di leggerezza, e nella gioia del desiderio spirituale aspetti la santa Pasqua. Però quello che ciascuno intende offrire lo sottoponga al suo abate e lo compia con la sua preghiera e la sua approvazione; perché quanto si fa senza il permesso del padre spirituale sarà imputato a presunzione e vanagloria, non a merito. Tutto dunque si deve fare con il consenso dell'abate.


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