preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
La pagina del Vangelo di oggi è indubbiamente gioiosa: siamo vicini alla Pasqua, è primavera nella Palestina, la scena degli uomini saziati è una scena festiva e piena di allegrezza. "Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì fra quelli che si erano seduti". Ma dobbiamo ricordare che la venuta di Gesù non si ferma qui. Giovanni infatti non si premùra di evidenziare il ruolo attivo che Gesù fa svolgere ai discepoli, nell'attirare l'attenzione sulla condizione precaria della folla affamata, nel collaborare a cercare una soluzione, ("c'è qui un ragazzo con cinque pani e due pesci"), nel distribuire il pane alla gente. L'attenzione dell'evangelista invece è tutta rivolta a ciò che fa e dice Gesù, spingendoci oltre il segno prodigioso. Ma la folla e gli stessi discepoli non capiscono, e l'incredulità attraverserà l'intero capitolo. D'altra parte ci sono molti indizi che faciliterebbero una diversa intuizione. Gesù è sulla montagna come Mosè, la vicinanza della Pasqua, il mettersi seduti per mangiare, il rendere grazie (gesti conviviali), la raccolta degli avanzi. Il fatto suscita solo stupore tra la gente che di fronte al segno ha un'unica convinzione: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo". Giusta affermazione! Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo". C'è in questo comportamento di Gesù una sapienza sulla quale non dovremmo mai finire di riflettere. Come in tutti i segni miracolosi, tutto comincia dal profondo desiderio che Gesù ha di beneficare e nel medesimo tempo di annunciare dei beni ancora maggiori. Nel caso particolare vuole preparare il cuore dei suoi ascoltatori ad accogliere lui stesso come pane di vita. Più avanti dirà, a conferma di questo, che la manna nel deserto non è stata il pane del cielo, ma sarà lui la vera manna che il Padre manderà dal cielo. Ecco perché Gesù non voleva creare equivoci nelle sue attività prodigiose. E' la situazione di fede in cui noi tutti ci troviamo. Gesù è venuto per dispensare se stesso per la nostra fame.
Un guerriero dal passato piuttosto torbido chiese ad un anacoreta se pensava che Dio avrebbe mai potuto accogliere il suo pentimento. E l'eremita, esortato che l'ebbe con molti discorsi, gli domandò: «Dimmi, ti prego, se la tua camicia è lacerata, la butti via?...» «No», rispose l'altro: «la ricucio e torno ad indossarla.» «Dunque», soggiunge il monaco, «se tu hai riguardo al tuo vestito di panno, vuoi che Dio non abbia misericordia per la sua immagine?»
QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA E nessuno ardisca prendere alcunché di cibo o di bevanda prima o dopo l'ora stabilita. Se però il superiore offre qualcosa a un fratello e questi la rifiuta, quando poi desidera ciò che prima ha rifiutato o altro, non riceva assolutamente nulla, finché non si sia sufficientemente emendato.
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