preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo. Gesù chiarisce che il nascere dall'alto non può limitarsi al senso di una vaga religiosità. Il discorso della salvezza è un discorso che pone al centro dell'attenzione e della scelta di ciascuno la persona viva, concreta di Cristo, con tutto ciò che la stessa persona porta in sé e per l'uomo. Gesù dice a Nicodemo: "Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?". Infatti l'erudito Nicodemo doveva conoscere che le Scritture parlavano già di una rigenerazione d'Israele e di tutti gli uomini mediante lo Spirito di Dio. E' importante capire il senso di queste parole. Gesù dichiara che l'uomo non si può salvare con una spiritualità a suo piacimento anche se vi attende con serietà. Occorre che dall'alto, ossia da Dio, venga la salvezza. Chi ce la porterà? "Nessuno è mai asceso al cielo, se non il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo". E' questo "nascere di nuovo, rinascere dall'alto" che Gesù è venuto ad annunciare e a realizzare. Egli, il solo, che è venuto da Dio, può portare agli uomini questa rinascita. Questa è la rivelazione cristiana. Questa è la vocazione di ogni uomo: divenire veramente uomo nell'Uomo, disceso dal cielo, Cristo. Tutto questo si precisa quando Gesù preannuncia il mistero della croce. "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così sarà innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Essere innalzato, nel discorso di Gesù, significa precisamente essere crocifisso, essere immolato. Così siamo afferrati dalla totalità del suo amore, che ci sublima, ci purifica e ci colloca nella vita stessa del Padre. Nel silenzio e nella fede molte cose possono nascere in noi.
Un fratello interrogò un anziano: «Che fare? Una moltitudine di pensieri mi fa guerra e non so come resistere». Disse l'anziano: «Non lottare mai contro tutti, ma contro uno solo. Poiché tutti i pensieri degli uomini hanno una testa sola. Bisogna dunque esaminare quale sia realmente quell'unico pensiero e quale la sua natura, poi lottare contro di esso. Allora tutti gli altri pensieri perderanno la loro forza».
QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA Quando è l'ora dell'Ufficio divino, appena si sente il segnale, si lasci subito quanto si ha tra le mani e si corra con la massima sollecitudine, ma sempre con gravità, per non dare adito alla leggerezza. Nulla quindi si anteponga all'Opera di Dio. Se qualcuno alle Vigilie notturne arriverà dopo il Gloria del salmo 94 - che appunto per questo vogliamo sia detto in modo molto pacato e lento - non occupi in coro il posto suo, ma se ne stia all'ultimo oppure in disparte, in un posto che l'abate avrà destinato proprio per tali ritardatari, in modo che sia visto da lui e da tutti, fino a che, terminato l'Ufficio divino, dia soddisfazione con una pubblica penitenza.
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