preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire - Bassano Romano (VT)
Gesù entra nella sinagoga. Entra in un mondo vecchio, antico per farlo nuovo e purificarlo: Egli, Luce del mondo, con autorità proclama: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». L’uomo posseduto da uno spirito impuro, che ben rappresenta l’intera umanità malata, l’ossesso, pur riconoscendo Gesù vero Dio, grida il suo male e non intende per la sua ostinata malvagità, lasciarsi guarire: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Il Messia è la rovina, la disfatta del demonio, del suo e nostro nemico. Emerge però la divina e suprema autorità del redentore, di Colui che viene a liberarci, a sciogliere le pesanti catene che ci avvolgono. Gesù gli ordina severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui». Gesù sta proclamando: “Io sono la Verità” e se conoscerete la verità, la verità vi farà liberi. Sì, la Verità, proclamata, accolta e vissuta fa tacere il maligno e ci rende liberi dalle sue insidie. Questo è l’insegnamento nuovo, questa è la divina autorità di Cristo, questo è il motivo non soltanto di stupore ma ancor più di sacra meraviglia e di amorosa riconoscenza. Sperimentiamo la forza rinnovatrice della Parola e l’umile risposta che dobbiamo offrire ai doni del Cielo. Ci aiuta la fervente e accorata preghiera di Anna nella prima lettura che dimostra che la sterilità, tutte le povertà e le insufficienze della nostra vita, possono essere vinte con la forza della preghiera che fa sgorgare in noi la grazia, la fonte divina di ogni fecondità, di ogni interiore rinnovamento. La Parola fatta carne diventa il nutrimento celestiale che, se ben disposti, opera in noi una prodigiosa rinascita nella bellezza primordiale avuta dai Signore sin dal nostro concepimento.
Ad un Abba chiesero: cosa è la rabbia? E lui rispose: è una punizione che noi diamo a noi stessi per l'errore di qualcun altro.
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE L'abate pertanto non deve insegnare né stabilire né ordinare nulla che sia contrario - ciò non sia mai! - alla legge del Signore; ma i suoi comandi e i suoi insegnamenti infondano nell'animo dei discepoli un fermento della giustizia divina. Ricordi sempre l'abate che tanto della sua dottrina quanto dell'obbedienza dei discepoli, di tutte e due le cose si farà un esame rigoroso nel tremendo giudizio di Dio.
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